Anche quest’anno, nel periodo estivo, con il contributo del Consorzio di Bonifica di Piacenza, sono state effettuate diverse operazioni di monitoraggio, recupero e salvataggio di pesci che, trovandosi in zone di secca, dei fiumi o dei canali della nostra provincia, non sarebbero riusciti a sopravvivere, a causa della scarsità d’acqua derivante dalla siccità.
I pesci sono stati prelevati da zone asciutte degli alvei, sono stati trasportati mediante appositi automezzi dotati di vasche con ossigeno e infine sono stati liberati in zone con habitat idoneo per la sopravvivenza della fauna ittica.
L’anno scorso, nel periodo estivo, erano state 2 le operazioni di salvataggio effettuate. Quest’anno, dalla primavera, sono già stati 12 i recuperi (2 in aprile, 1 in giugno, 1 in luglio, ben 7 in agosto e 1 a settembre) per un totale di pesce recuperato pari a più di 5 quintali.
Nell’ambito delle responsabilità e delle competenze di Provincia e Regione, per quanto concerne il monitoraggio e la salvaguardia della fauna ittica, c’è un accordo, per proteggere la stessa, che coinvolge anche il Servizio Territoriale Caccia e Pesca di Piacenza (Regione Emilia Romagna), le Associazioni di pescatori dilettanti, Parco del Trebbia, la società Aquaprogram (gestione dell’ambiente ed ecologia applicata) e il Consorzio di Bonifica di Piacenza.
Il coordinatore delle associazioni di pescatori dilettanti è Enzo Savoretti (Presidente di ARCI Pesca Fisa Comitato Provinciale di Piacenza). A Giuseppe Maio di Aquaprogram (gestione ambiente ed ecologia applicata) è affidato il coordinamento delle operazioni.
“Si tratta” –dice Giuseppe Maio- “per la maggior parte di animali di piccole e medie dimensioni (barbo comune, cavedano, lasca, cobite, ghiozzo, vairone, alborella e carpa). Il fatto che gli animali siano di piccole dimensioni accentua il valore di questa attività, poiché il numero complessivo di unità salvate è molto alto”.
Le zone interessate, sia per il recupero che per la liberazione dei pesci, sono state quelle del Trebbia, dell’Arda, del Po e del Tidone.
Sono state costanti le attività di monitoraggio delle buche, dei fiumi e dei canali, anche quando non si è riscontrata la necessità di intervento. Laddove invece si sono verificate criticità si è provveduto a recuperare i pesci e a rimetterli in libertà in zone garantite da una maggior quantità d’acqua.
“Sono interventi molto importanti e ringrazio il Consorzio di Bonifica e tutti gli operatori delle associazioni coinvolte che hanno partecipato”.
Le difficoltà di sopravvivenza dei pesci sono state generate da siccità e caldo che ha provocato aumento delle temperature e conseguente carenza di ossigeno disciolto. Da qui la necessità di traslocare, da determinate zone, parte, o tutta, la comunità ittica per evitare morìe o bracconaggi.