Siccità, Piacenza in Comune: “Impariamo a trattare l’acqua come il bene più prezioso al mondo”

Riceviamo e pubblichiamo.

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L’estate che sta finendo sarà ricordata per tanti motivi: dai continui “viaggi” della speranza dei migranti alle polemiche sull’accoglienza e sul recupero degli stessi da parte delle ONG; dall’attentato vile di Barcellona al terremoto omicida di Casa Micciola. Situazioni drammatiche che ci hanno colpito nel più profondo del cuore ma che non possono farci dimenticare ciò che sta caratterizzando questa estate 2017: una crisi idrica senza precedenti.

Il mutamento climatico causato dall’effetto serra sta infatti sconvolgendo la nostra economia e le nostre certezze, e le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: sorgenti scariche, falde impoverite, pozzi asciutti, fiumi in secca e con esse intere frazioni senz’acqua, agricoltura e turismo in ginocchio, allevamenti allo stremo, ghiacciai in rapido scioglimento, incendi devastanti, fiumi invasi dal mare, temperature estreme, inquinamento ed ozono oltre ogni soglia di tollerabilità.

E così – dopo tanti avvertimenti circa quello che sarebbe successo continuando a produrre emissioni climalteranti, valorizzando la mobilità su gomma, urbanizzando e industrializzando le aree forestali e sprecando l’acqua in tubature colabrodo – ecco che quanto preannunciato si sta avverando inesorabilmente. Senza sorprese, salvo che per gli stolti.

Ed ora? Ora non basta imprecare al cielo sperando che qualche nube ci porti un pò di pioggia. Non basta pensare che in fin dei conti questo è un anno eccezionale e tutto, prima o poi, ritornerà come prima. No. Ora dobbiamo recuperare il tempo perduto, sperando che la natura ci perdoni e ci conceda un’ultimissima chance.

Impariamo a trattare l’acqua per quello che è: cioè il bene più prezioso al mondo, impariamo a risparmiarla, impariamo ad utilizzare l’acqua potabile per scopi nobili e “civili”. Ricordiamo ai nostri figli che il “benessere” della nostra comunità (in particolare di chi, come noi, ha la fortuna di vivere in Pianura Padana) si è realizzato proprio grazie all’acqua dolce e abbondante del Grande Fiume e dei suoi affluenti, senza cui oggi tutto il Nord Italia sarebbe una pianura arida e inospitale.

Ma facciamolo alla svelta, perché la ruota gira sempre più velocemente. Il surriscaldamento del pianeta ed il rapido processo di desertificazione in atto non sono altro che l’inizio della fine. Lo sanno bene quelle tante persone che rischiando la vita su precari gommoni e sapendo di trovare, una volta giunti a destinazione, situazioni di ostilità e di sfruttamento, cercano comunque un futuro, un goccio d’acqua dolce e potabile, al di qua del mediterraneo.

E se oggi tocca a costoro abbandonare la loro terra ed emigrare, serve poca immaginazione per comprendere che i nostri figli ed i nostri nipoti, incolpevoli dei danni che noi stiamo arrecando al nostro pianeta, rischiano purtroppo di rappresentare la generazione dei “migranti” del domani.

Quelli senza acqua, senza barconi ma soprattutto quelli senza futuro …