Comunità montane, Lega Nord: “Paghiamo gli errori politici del passato”

«Inutile piangere oggi per le scelte errate di ieri. Le comunità montane soffrono a causa di determinate politiche». La Segreteria provinciale e il Dipartimento agricoltura della Lega Nord non fanno troppi giri di parole: se la montagna si trova in difficolta, «è colpa dell’Unione europea dei banchieri e dei burocrati, incapaci di ascoltare le necessità reali dei cittadini».

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«Lo spopolamento delle località montane è dovuto alle decisioni prese nei salotti dell’Ue, che nulla hanno a che vedere con la vita quotidiana – attacca il Carroccio -. I poteri forti estranei al popolo hanno imposto delle regole svantaggiose e una burocrazia assurda. Pensate alla Pac, la Politica agricola comune creata teoricamente per aiutare gli agricoltori europei a fornire alimenti sicuri e di elevata qualità, nonché ad avere cura del paesaggio naturale e a salvaguardare la diversità agricola. In concreto, però, si è dimostrata un pacchetto di norme folli, che non tiene davvero conto della centralità dell’agricoltura. È sbagliato, ad esempio, elargire sovvenzioni pubbliche per la non coltivazione del 5% del terreno: così si favorisce l’avanzamento del bosco e delle sterpaglie».

«L’agricoltura gioca un ruolo determinante nelle nostre vite. Merita, perciò, finanziamenti ad hoc, sburocratizzazione, investimenti strutturali che permettano di compensare i costi di produzione più elevati in montagna – prosegue la Lega Nord -. E non “beneficienza” di soldi pubblici a pioggia – voluti anche dai precedenti governi di centrodestra – che rappresentano solamente una forma fittizia, temporanea e spesso destinata a finire nelle mani degli amici degli amici».

«Il ministro Delrio, con la sua sgangherata riforma delle Province, ha dato un’altra mazzata alla montagna. Alla Provincia, infatti, restano le competenze per la manutenzione di alcuni tratti stradali, ma mancano completamente i fondi necessari per aprire i cantieri. I piccoli comuni, che hanno subito una serie di tagli dallo stato centrale, non possono intervenire. E poi, quando succedono le frane e i dissesti ambientali, i costi di sistemazione sono ben superiori agli investimenti preventivi che generebbero lavoro e sicurezza. L’impressione è quella di essere in mano a una classe dirigente incompetente e sorda».