“Stop all’indottrinamento culturale della sinistra. Piena solidarietà a Lodovico Tiramani e a tutte le vittime dimenticate dalla storiografia ufficiale». È l’input lanciato dalla segreteria provinciale della Lega Nord, che riprende un caso di qualche anno fa “occultato dai mezzi d’informazione, nonché emblema dell’attuale dittatura ideologica” relativo al ricorso alla Corte internazionale dell’Aja che il piacentino Giuseppe Tiramani, figlio di un milite della Repubblica sociale, ha presentato per l’assassinio senza processo compiuto dai partigiani comunisti contro suo padre.
“Non se n’è parlato abbastanza, ma è giusto riportare l’attenzione su questo caso significativo – esordisce il Carroccio – tempo fa, Luis Moreno Ocampo, l’allora procuratore capo della Corte penale internazionale dell’Aia, accolse la domanda che chiedeva l’apertura di un’inchiesta per la morte di Lodovico Tiramani, milite scelto della Guardia nazionale repubblicana, e di altri quattrocento appartenenti alla Repubblica sociale, trucidati dalle bande partigiane. L’ipotesi di reato era genocidio. Secondo la ricostruzione di Giuseppe, il padre fu prelevato nei pressi di casa sua a Rustigazzo nel luglio del ’44 da un gruppo della brigata Stella Rossa, fu processato e condannato a morte senza un giudice, senza un comandante partigiano e senza una sentenza a verbale. Fu fucilato poche ore dopo nei pressi del Monte Moria e ritrovato crivellato di colpi. Oltre a testimoniare il nostro appoggio alla vittima di questo terribile avvenimento, chiediamo di riportare alla luce la questione nel nome della giustizia”.
“Stiamo assistendo all’affermazione di una nuova forma di fascismo – prosegue la Lega Nord – che vuole omologare il dibattito, unificare le opinioni e nascondere le nefandezze di certe componenti politiche. Il comunismo, durante la Guerra di Liberazione, ha compiuto atti inammissibili che devono essere ricordati e puniti. Il primo passo per farlo, chiaramente, sarebbe quello di ammettere una visione più oggettiva – e non condizionata a priori – anche sui banchi scolastici, dando spazio a una serie di opere scritte. Per esempio, affrontando il saggio storico “Il sangue dei vinti” di Giampaolo Pansa, che racconta le falsità della Resistenza, gli orrori perpetrati dai partigiani, le esecuzioni commesse dopo il 25 aprile 1945 a Liberazione ormai compiuta, verso fascisti e presunti tali o antifascisti non comunisti”.