Erano partite dal 2015 le indagini dell’operazione “Gold Polymers” condotte dalla Guardia di Finanza di Piacenza e dalla Procura della Repubblica che hanno smascherato una frode “carosello”. Due anni di sforzi in cui gli investigatori hanno scoperto un sistema complesso di illeciti: un volume di affari di 50 milioni di euro, 26 milioni in fatture false. Sono 5 le persone indagate, tutte titolari di aziende, con ben 16 capi di imputazione che vanno dal contrabbando all’associazione a delinquere.
La ditta principale della “maxi truffa” attraverso l’utilizzo di documenti falsi acquistava dalla Serbia materiale plastico per il valore complessivo di 11 milioni di euro in due anni, senza versare l’iva.
Le altre ditte “cartiere” emettevano fatture per operazioni inesistenti che permettevano di creare false spese per abbattere l’utile ed evadere il fisco. La ditte coinvolte sarebbero però molte di più e trascenderebbero i confini della sola Piacenza e sarebbero dislocate anche in Lombardia e Piemonte.
Tra le attività illecite va annoverata anche l’esportazione di capitale all’estero di cui 3.5 milioni in Slovenia.
Un’operazione che ha potenziali ripercussioni sia sul mercato Nazionale che su quello .
Il capitano Luca Ferrari della Guardia di Finanza di Piacenza: “Ci sono società che hanno agito come cartiere, e altre che invece hanno utilizzato queste fatture, hanno esportato capitale all’estero. Una base imponibile sottratta a tassazione di 31 milioni di euro. Chiaramente operando in questo modo si sono ritrovati in una posizione favorevole rispetto ai loro naturali concorrenti, che invece hanno rispettato le regole. Oltre al danno al fisco c’è quindi anche un grave danno alla concorrenza e al libero mercato”