“Rafforzare il sistema Isee, ampliare le agevolazioni per i nuclei familiari più deboli e attivare maggiori controlli sulle autocertificazioni perché le tariffe si avvicinino ai costi del servizio ottenendo un effetto perequativo rispetto alle fasce più deboli”. La lista Piacenza in Comune intende partire da queste azioni di politica sociale per venire incontro alle difficoltà sempre crescenti della popolazione. Il candidato sindaco Luigi Rabuffi ha voluto presentare qualche dato sulla situazione piacentina per contestualizzare l’argomento: “Il numero di over 65enni si attesta a quota 25.495 (di cui 41 ultracentenari) con un indice di vecchiaia di 195,8 che vuol dire 196 ultra 65enni ogni 100 giovanissimi con meno di 14 anni”. Gli anziani, quindi, rappresentano una larga fetta della popolazione: “Sono una fascia vulnerabile, esposta ai problemi di salute e, sempre più spesso, a problemi di natura economica”. Per questi motivi Rabuffi ha affermato: “Decidere in modo partecipato le priorità a cui destinare le risorse disponibili a bilancio sarà di fondamentale importanza, le risorse sono sempre meno e bisogna destinarle alle priorità dei cittadini”.
Piacenza in Comune propone delle borse lavoro per i giovani che decideranno di prendersi a cuore gli anziani soli: “Il Comune sarà il soggetto coordinatore di questo asse tra giovani e anziani perché si attuino delle relazioni di aiuto reciproco, di lotta alla solitudine oltre al contrasto alla dispersione scolastica”.
Uno dei punti prioritari della campagna di Rabuffi riguarda la sperimentazione di un Comune sociale, con Piacenza città pilota: “Parliamo di un’idea di mutualismo a favore dei cittadini meno fortunati, messa in atto da realtà associative e finalizzata a promuovere pratiche sociali. Si tratta di sostenere e incentivare la creazione di gruppi d’acquisto di prodotti a prezzo calmierato favorendo i produttori locali, favorire l’accesso alle cure sanitarie di chi, pur non rientrando nei parametri per l’accesso alle convenzioni in atto dal sistema sanitari e da altre realtà come Caritas, non può comunque permettersi il ricorso al mercato privato. Pensiamo anche al supporto scolastico dei ragazzi di famiglie in difficoltà economica e l’organizzazione di attività di autoproduzione come gli orti sociali”.