Acquerello per solito collocato nei depositi della Galleria Ricci Oddi e attualmente esposto alla mostra di quadri – sempre sottratti momentaneamente ai depositi – in corso (fino al 4 giugno) nelle sale di Palazzo Galli della Banca di Piacenza (84 opere esposte e limitate all’800, esistendone altre dello stesso interesse e valore per il 900).
Si tratta di un acquerello (su carta incollata a cartone, mm. 245×378) dovuto al conte Giuseppe Salvatico, buon caricaturista che si dilettava anche di pittura. Sono individuabili (studio di Laura Bonfanti) i più noti ed appassionati piacentini raccoglitori d’opere di pittura mentre visitano l'”esposizione artistica” che si tenne a Piacenza nel 1868 in tre sale di Palazzo Mandelli, che ospitarono per l’occasione 60 pregevoli pitture antiche e moderne (provenienti da famiglie piacentine).
In altre sale dello stesso palazzo erano esposte le armi della raccolta dell’Istituto Gazzola, oggetti preistorici e romani della pregevole collezione del conte Bernardo Pallastrelli nonché libri miniati, in cunaboli, sculture in bronzo e in legno, ceramiche delle più rare, vetri antichi, stipetti intarsiati. Il catalogo dell’esposizione fu redatto da Antonio Bonora (che ne scrisse anche sulla Strenna piacentina e che era stato l’ideatore della mostra).
Tutte le opere esposte vennero illustrate in sei articoli sul Progresso da Bernardino Pollinari, noto nostro pittore. Nella prefazione al catalogo Bonora scriveva: “La città nostra non vien meno a sè stessa quando si tratti del maggior suo decoro, ed oseremmo pur dire di quello d’Italia”. Bonora scriveva sulla Strenna che una nuova edizione dell’esposizione sarebbe stata “una remora al troppo facile esodo di opere d’arte dalla nostra cittá” ed auspicava che prendesse l’iniziativa l’associazione “Amici dell’Arte”, alla quale fu poi donato dall’avv. Ugo Bizzi l’acquerello esposto ora alla Banca di Piacenza che, a sua volta, lo donò alla Ricci Oddi.
Tra le persone identificate il conte Giacomo Costa, alcuni sacerdoti (tra cui don Guglielmo Poggi La Cecilia) e Giovanni Maloberti, già insegnante di violino e qualificato – sulla base di correnti notizie – come uno dei primi maestri di Giuseppe Verdi.