“Mia figlia si droga”, dalla richiesta di aiuto alla maxi indagine: smantellati otto canali di spaccio, 17 arresti

Oltre 300 grammi di droga sequestrati, 17 persone in manette, centinaia di consumatori individuati. Sono i risultati della maxi operazione condotta dai carabinieri e che ha visto il culmine la notte tra il 1 e il 2 maggio scorso con il blitz dei militari di cui abbiamo già dato notizia. Le indagini sono iniziate a ottobre 2016 quando una donna residente in Valtrebbia si è recata dai carabinieri di Rivergaro per chiedere aiuto: la figlia, una donna di 30 anni con un figlio, aveva iniziato a consumare cocaina. I militari guidati dal maresciallo Roberto Guasco non hanno perso tempo e hanno deciso di iniziare subito gli accertamenti. Seguendo la ragazza, hanno per prima cosa individuato il suo spacciatore “di fiducia”, un pusher in grado di rifornire di droga una vasta area dell’alta Valtrebbia. L’inchiesta poteva già terminare qui se non fosse che i militari hanno scoperto che l’uomo, residente a Gossolengo, intratteneva rapporti con altri spacciatori attivi in città. Gli investigatori hanno così ampliato le indagini riuscendo a delineare un quadro molto chiaro della situazione.

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La rete di spaccio
Periodicamente arrivava da Milano un corriere che portava a Piacenza un carico di cocaina purissima. L’ingente quantità di sostanza veniva condivisa tra diversi trafficanti che a loro volta gestivano il proprio giro di spaccio vendendo la droga al dettaglio alla propria cerchia di clienti. In tutto i carabinieri hanno individuato otto “canali”: l’uomo di Gossolengo, altri cinque pusher “singoli” e due gruppi composti da membri di altrettante famiglie (nello specifico due fratelli insieme al figlio di uno di questi e due fratelli italiani, uomo e donna, insieme al convivente di quest’ultima). Un giro molto attivo e fiorente: in cinque mesi i carabinieri sono riusciti a documentare oltre 500 episodi di spaccio. Principalmente, come detto, cocaina, ma in piccole percentuali anche eroina e hashish.

Le zone di smercio erano, oltre alla già citata Valtrebbia, la zona del quartiere Roma (via Torricella, via Pozzo e Giardini Margherita), la zona ovest di Piacenza e il Peep. La clientela, come spesso accade, era varia: disoccupati, operai, professionisti, studenti, giovani e adulti.

Questi otto canali erano indipendenti e ognuno gestiva il proprio personalissimo giro di avventori. All’occorrenza, però, non rifiutavano di collaborare tra loro: come detto la fonte di cocaina era la stessa e i trafficanti restavano in contatto tra loro per eventuali ulteriori rifornimenti o addirittura nel caso qualcuno di loro restasse senza stupefacente da spacciare. Insomma, indipendenza ma collaborazione. Una rete di contatti che ha permesso ai carabinieri di risalire da un soggetto all’altro, di livello in livello, arrestando man mano vari esponenti di questa complessa rete. In un caso i carabinieri sono riusciti a bloccare lo stesso corriere appena giunto a Piacenza da Milano con un carico di 300 grammi di cocaina.

Le indagini sono terminate ad aprile 2017 con il blitz che ha fatto scattare le manette ai polsi degli ultimi pusher rimasti. In tutto, si è detto, 17 persone: per 5 di loro sono stati disposti gli arresti domiciliari, per gli altri 12 il carcere (due di questi però sono ancora latitanti). Le porte del carcere si sono spalancate per A.E.W. di 24 anni, G.M. di 61 anni, A.P. di 44 anni, M.P. di 39 anni, O.B.K. di 20 anni, D.P. di 29 anni, H.B. di 52 anni e C.P. di 26 anni. Agli arresti domiciliari invece J.P. di 21 anni (unica donna del gruppo), M.F. di 43 anni, S.S. di 60 anni, M.A. di 46 anni, I.P. di 24 anni.

“Abbiamo smantellato due tra i più pericolosi gruppi di spaccio della provincia – spiega il comandante provinciale dei carabinieri di Piacenza, Corrado Scattaretico – purtroppo questa operazione dimostra ancora una volta come quella della droga sia una vera piaga per il territorio. Invitiamo le famiglie a tenere sempre alta l’attenzione. In caso di sospetti o tristi certezze in merito alle abitudini di un vostro caro, rivolgetevi alle forze dell’ordine: noi siamo qui per aiutare e dare il nostro contributo. Non a caso questa importantissima operazione è iniziata proprio da una madre che ha richiesto aiuto per la propria figlia”.