Si potrebbe parlare di taccheggio 2.0 nel raccontare la tecnica utilizzata da due coniugi per “risparmiare” sulla spesa. Protagonisti un uomo di 48 anni e una donna di 42, entrambi albanesi, lui sacrestano di un chiesa della provincia. La coppia si è recata in un supermercato di via Conciliazione e ha iniziato a raccogliere prodotti dagli scaffali. Una volta terminati gli acquisti si sono rivolti alla cassa dove hanno regolarmente posizionato la merce sul nastro. Alla fine il registratore ha rilevato una spesa di 58 euro. I dipendenti del market, considerando la mole di prodotti acquistata dai coniugi, si sono però insospettiti, temendo inizialmente un malfunzionamento di qualche apparecchiatura. Invece, manipolando le confezioni appena acquistate dai due, hanno scoperto che i codici a barre si staccavano con estrema facilità.
A quel punto i vigilanti hanno chiamato i carabinieri che si sono recati sul posto per poi chiedere spiegazioni alla coppia: marito e moglie hanno confessato di aver scaricato sullo smartphone un’applicazione in grado di produrre codici a barre perfettamente funzionanti, facili da stampare. Etichette che gli stranieri hanno man mano applicato ai prodotti scelti. Giunto il momento di pagare il rilevatore di codici a barre ha indicato una spesa di 58 euro a fronte dei 640 euro effettivi. Non solo, parte della merce era stata nascosta all’interno di due borse nel più classico dei modi. Morale, entrambi sono stati arrestati con l’accusa di furto aggravato in concorso.