Troppe le aree verdi nella nostra regione che corrono il rischio di essere coperte dal cemento, nonostante la crisi. Questa la fotografia del Dossier pubblicato oggi da Legambiente Emilia Romagna. Un documento che raccoglie molti casi emblematici, che vedono terreni vergini in procinto di essere urbanizzati o sotto minaccia di esserlo in breve tempo. Infrastrutture per la mobilità, insediamenti terziari, ampliamento di imprese esistenti e, soprattutto, molti centri commerciali: sono queste le tipologie tipiche del consumo di suolo di questi anni. Casistiche che in buona parte non rientrerebbero nei limiti posti alle nuove urbanizzazioni dalla proposta di legge urbanistica “Bonaccini”: una carenza normativa che il Dossier intende espressamente sottolineare.
Si va dal polo logistico di Piacenza che occuperebbe 1 milione di mq di suolo agricolo, ai progetti autostradali e al potenziamento dell’Aeroporto di Parma, passando per i grandi centri commerciali – presenti praticamente ovunque – per finire con le strutture turistiche che si vorrebbe realizzare in pieno Parco del Delta del Po. A questi interventi tematici si sommano le tante aree residenziali pianificate dai Comuni in aree agricole di pregio che potrebbero essere realizzate nei prossimi 5-6 anni. Proprio a proposito di Piacenza si legge: “Una scelta disastrosa che cozza contro gli slogan della politica che in teoria promette di ridurre il consumo di suolo e favorire la rigenerazione urbana, ma nella pratica avvalla ogni nuova occasione di espansione”.
“Purtroppo – sottolinea Legambiente – la proposta di legge non sembra tener conto di questo fatto, non ponendo limiti a buona parte degli interventi edilizi che oggi risultano essere attuali. Inoltre la legge garantisce ai Comuni un periodo compreso tra 5 e 6 anni per trasformare il proprio territorio senza particolari restrizioni. Una possibilità che, si vede bene nel Dossier, buona parte dei Comuni e dei gruppi economici interessati dalla rendita fondiaria intendono sfruttare ampiamente”.
“Tra il 1975 ad oggi il territorio urbanizzato della regione è più che raddoppiato, con oltre 100.000 ettari di campagna “consumata” e una perdita di produzione agroalimentare sufficiente a sfamare oltre 2 milioni di persone. Il territorio vergine è un bene ormai in via di esaurimento e ogni ulteriore consumo di suolo costituisce quindi una sottrazione al benessere delle generazioni che verranno, indipendentemente dalla velocità con cui avviene. Legambiente sollecita quindi la consapevolezza e l’impegno di tutti i cittadini per chiedere alle amministrazioni, dal livello comunale a quello europeo, di fermare l’emorragia di consumo di suolo”.
Un milione di metri quadrati di cemento per il Polo Logistico a Roncaglia – Il dossier di Legambiente
A Piacenza un’area in piena campagna di quasi 100 ettari è a rischio cementificazione a causa della proposta di un’ulteriore enorme espansione dell’attuale polo logistico nella zona di Roncaglia. Una proposta avanzata da una multinazionale immobiliare controllata da un fondo di Singapore – probabilmente per conto di un grosso gruppo dell’e-commerce – che riguarda un’area di circa 960.000 mq attualmente agricola, e solo in minima parte prevista in espansione dagli strumenti urbanistici esistenti. Si tratta della cementificazione di un’area enorme, che da sola farebbe impennare il consumo di suolo di Piacenza e della Regione, che oggi fortunatamente viaggia a regimi ridotti rispetto al passato solo a causa del perdurante stato di crisi del comparto edile. Un’espansione che andrebbe a gravare ancor più sull’ampia distesa di capannoni oggi inutilizzati nell’esistente polo logistico.
Purtroppo, pur in mancanza di informazioni precise sul soggetto che effettivamente dovrebbe venire a avviare la propria attività nell’area il Comune, con amministrazione a fine mandato, ha manifestato il proprio interesse a valutare la proposta ma soprattutto sta di fatto sollecitando lo sviluppo in tal senso dell’area avendone inserito la destinazione strategica all’interno delle Linee Guida alla redazione del POC, il piano operativo comunale, recentemente approvate in Consiglio, che identificano Piacenza come Polo Logistico nevralgico del nord Italia. Una scelta disastrosa che cozza contro gli slogan della politica che in teoria promette di ridurre il consumo di suolo e favorire la rigenerazione urbana, ma nella pratica avvalla ogni nuova occasione di espansione. Anche a livello di politiche regionali un intervento come quello avanzato non verrebbe contabilizzato rispetto al limite di consumo di suolo previsto dalla legge urbanistica in discussione in Emilia Romagna, sia perché presentato nel periodo iniziale di moratoria (di almeno 5 anni) sia perché interventi definiti di carattere “strategico” starebbero comunque fuori dalle limitazioni imposte dalla legge.
A questo link il Dossier integrale contenente la descrizione delle principali aree minacciate dal cemento in Emilia-Romagna.
A questo link la mappa interattiva con le principali aree minacciate dal cemento in regione