Flessibilità, con controlli e sanzioni non è solo precariato

I contratti flessibili sono strumenti adeguati alla complessità del nuovo mondo del lavoro o sono elementi di spinta alla precarietà? E’ l’attualissimo dilemma affrontato questa mattina a Palazzo Galli, in uno dei più interessanti incontri in programma nell’ambito del Festival del Diritto. Secondo la presidente del Consiglio nazionale dei Consulenti del lavoro, Marina Calderone, "flessibilità" può non coincidere con "precarietà", purché si possa davvero approfittare delle opportunità offerte dai diversi contratti. Il mercato del lavoro di oggi ha bisogno di flessibilità: appartiene ormai al passato l’idea di poter restare per 35 anni in una medesima azienda, ma "la professionalità può maturare anche in esperienze e contesti lavorativi differenti". L’importante è però che tutti – a partire dai giovani – siano consapevoli che comunque, "alla base dei rapporti di lavoro dev’esserci un’etica". Al contempo "occorre punire i casi nei quali il contratto venga usato in modo difforme dalle caratteristiche di legge". Fondamentale, quindi il buon funzionamento del sistema dei controlli e la severa applicazione delle leggi, che però "ci sono già".

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