Da Toscanini a Wagner

Arturo Toscanini

Il mondo ricorda Arturo Toscanini a 150 anni dalla sua nascita. Come i piacentini sanno, il Maestro era originario del nostro Appennino, precisamente della località Zerba. E così da quegli antichi natali, la famiglia si trasferì a Parma ove Arturo nacque il 25 marzo 1867. In questi giorni, è stato inaugurato un nuovo museo presso il Parco Barilla a Parma e al Teatro Regio si è tenuto un grandioso concerto.

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La memoria collettiva ci riporta ai due concerti piacentini del Maestro, rispettivamente del 1900 e del 1920 con l’Orchestra dei Giovanissimi che fece il giro degli Stati Uniti;  ma  il 25 marzo a Milano, a coronamento della Giornata dedicata alla visita del Papa, si è anche tenuto un Concerto per l’Europa nel corso del quale il Maestro Riccardo Chailly ha ripercorso le tracce di Arturo Toscanini: la sua vocazione internazionale, la sua convinzione a divulgare la musica e il suo spirito di apertura al mondo, agli uomini, alla cultura.

Tutti ricordiamo il Tristano e Isotta che Toscanini volle dirigere alla Scala nel 1897e la sua profonda ribellione al regime fascista con l’” affronto” di Bologna che comportò per lui l’abbandono definitivo dell’Italia e l’approdo negli Stati Uniti.

Presso il Museo Teatrale alla Scala si è inaugurata ieri un’interessante retrospettiva sulla vita e sulle opere del Maestro: “Arturo Toscanini. La vita e il mito di un Maestro immortale” a cura di Franco Pulcini e Harvey Sachs che resterà aperta dal 22 marzo fino al prossimo 4 giugno. Ma proprio alla Scala va in scena, in questi giorni, un capolavoro wagneriano tanto caro ad Arturo Toscanini, I Maestri Cantori di Norimberga. L’opera è diretta da Daniele Gatti con la regia di Harry Kupfer.

Si tratta di una silloge monumentale improntata sulla disputa tra il contrappunto e le regole accademiche della musica e il romanticismo del canto libero e spiegato. Nella Norimberga del ‘500 la corporazione dei maestri cantori disputa sulla superiorità dei generi in un appassionato e animatissimo polemizzare arguto tra personaggi, arie, dispute teoriche, vicende amorose in un susseguirsi di arie e di concertati di straordinaria forza scenica.

I personaggi sono tanti; spicca la figura di Hans Sachs, il ciabattino, garante dell’ordine della corporazione; c’è poi il pedante Bechmesser e il nobile cantore Walter innamorato della figlia di Hans, Eva. L’opera è un susseguirsi meraviglioso di momenti lirici che lasciano lo spettatore incantato per la naturalezza e l’intensità dell’espressione.

La concezione drammaturgica dei Maestri Cantori, rappresentati nel 1878 a tre anni dal Tristano, è quella di un’opera celebrativa della grande borghesia delle corporazioni artigiane. Siamo a Norimberga, città fiorente e nobile ove le corporazioni portano vita e successo; Wagner interpreta le speranze di quanti credono nel trionfo militare e politico della Grande Germania: soltanto tre anni prima della proclamazione del Secondo Reich (1871).

L’opera è grandiosa (5 ore e mezzo di spettacolo) e Daniele Gatti imposta la sua direzione secondo le linee di un romanticismo convinto con ampie volute di lirismo e dolci squarci melodici. Gatti conduce l’Orchestra della Scala con convinzione stringente seguendo la trama dei leitmotiv dall’inizio alla fine. La vicenda dei Maestri Cantori si svolge in una città vivace e questo viene riproposto anche dalla regia intensa e dinamica di Harry Kupfer. Suggestive le scene improntate allo spazio aperto: basti pensare al grande prato ove si svolge la “Festa delle corporazioni”.

Armonioso ed equilibrato il cast che ricordiamo per intero:

Direttore Daniele Gatti; Regia Harry Kupfer; Scene Hans Schavernoch; Costumi Yan Tax; CAST: Eva (Jacquelin Wagner); Magdalene (Anna Lapkvoskaja); Hans Sachs (Michael Volle); Sixtus Beckmesser (Markus Werba); Walther von Stolzing (Erin Caves); David (Peter Sonn); Pogner (Albert Dohmen); Kothner (Detlef Roth); Hans Foltz (Miklos Sebestyen). Der Nachtwachter (Wilhelm Schwunghammer).

 

La cifra portante dell’Opera resta l’amore che muove la creatività estetico-musicale, i sentimenti dei cantori in gara e il legame appassionato tra i due giovani innamorati.

E’ l’inno alla musica e alla tradizione tedesca che oggi rivive alla Scala, grazie alla sapienza di un grande direttore come Daniele Gatti, che si è formato alla scuola di Claudio Abbado ed è rimasto fedele al passato.

Applausi per tutti e tante chiamate anche per il coro diretto da Bruno Casoni.

 

Maria Giovanna Forlani