Addio a Vaciago: “Da sindaco conobbe la sofferenza delle persone e interpretò Piacenza in modo molto umano”

“All’inizio pareva distante rispetto a noi dipendenti, poi col passare del tempo si sciolse e devo dire che il rapporto con lui fu molto positivo”. Mauro Molinaroli è da anni l’addetto stampa del Comune di Piacenza, nel suo ruolo ha conosciuto da vicino decine di sindaci. Tra questi anche Giacomo Vaciago.

Radio Sound

Dai suoi ricordi emerge la figura di una persona carismatica, forte, ma allo stesso tempo molto sensibile ai problemi quotidiani dei piacentini. Fu in grado di bilanciare il suo ruolo di economista celebre in tutto il mondo con la carica di primo cittadino di una piccola città. Città che, però, va detto, Vaciago non vedeva come piccola: “Sognava una Piacenza di respiro europeo, detestava il provincialismo – spiega Molinaroli – vedeva un nodo commerciale ed economico in grado di competere con le più ricche e importanti città del continente. Con lui nacque il polo logistico, per esempio, anche se, credo, lo avrebbe voluto ben diverso da quello che abbiamo oggi: lo immaginava più ricco e meno ‘inquinato’. Lo sviluppo e la crescita della città, infatti, non dovevano intaccare il benessere dei cittadini: per lui erano fondamentali anche i temi del verde e dell’ambiente e non a caso quando lasciò la carica di sindaco, Piacenza era nelle prime posizioni della classifica sulla qualità della vita”.

Un professore esperto, ammirato e stimato in tutto il mondo: “Da responsabile dell’ufficio stampa ricordo le continue telefonate da parte di giornalisti di caratura nazionale che lo contattavano per interviste e commenti. Dalle 7 del mattino fino alle 22 telefonavano radio, tv e quotidiani, e così andò avanti per tutta la durata del suo mandato. Ma allo stesso tempo riuscì a far combaciare questi impegni di carattere con la sua attività di amministratore”.

“Con il passare del tempo lo abbiamo visto cambiare, giorno dopo giorno è diventato sempre meno cattedratico e più umano: in Comune sei a contatto con le persone, molte delle quali soffrono, e quando conosci la sofferenza della gente trovi anche un modo più umano di interpretare questa città”.