L’Ordine provinciale dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Piacenza appoggia il Documento elaborato dal Comitato Nazionale per la Bioetica dal titolo “In difesa del Sistema Sanitario Nazionale”.
“Ci è parso opportuno, anzi doveroso, – afferma il Presidente Augusto Pagani – assumere pubblicamente questo impegno nei confronti della cittadinanza, delle Istituzioni e dei media, poiché abbiamo ritenuto che quanto esposto sia di grande importanza e vi sia una grande urgenza di fare quanto è nelle nostre possibilità per salvare il Sistema Sanitario Nazionale”.
“Condividendone i contenuti e gli scopi, il Consiglio Direttivo di OMCeO Piacenza si impegna alla loro realizzazione in ambito locale ed auspica una larga e fattiva adesione al Documento da parte della Federazione Nazionale e degli Ordini provinciali”.
IL DOCUMENTO – Prevenzione, digitalizzazione, difesa dei pazienti “fragili”, riduzione della spesa privata a carico di cittadini e famiglie, formazione del personale e lotta alla corruzione. Sono alcune delle linee guida tracciate dal Comitato Nazionale per la Bioetica nel documento approvato all’unanimità lo scorso 26 gennaio. Un documento che prende le mosse dalla considerazione che “il Sistema Sanitario Nazionale è alle prese con la più grande crisi che esso abbia mai conosciuto a partire dalla sua fondazione”. Una crisi, evidenzia il Comitato, che vede fra le cause “il processo di inversione demografica, associato ad un’aspettativa di vita crescente ma in peggiori condizioni di salute, con aumentata domanda di servizi sanitari da parte di una popolazione più anziana colpita da polipatologie, che richiedono terapie sempre più costose per la quantità dei farmaci somministrati, per le condizioni di disabilità e per le eventuali condizioni di demenza”.
“Senza una fondamentale attenzione alla prevenzione – è la preoccupazione del CNB -, il SSN diverrà sempre meno sostenibile e se ne perderanno gli indubbi benefici che hanno caratterizzato i quasi quarant’anni della sua esistenza”. Per questo, “considerato che l’Italia risulta all’ultimo posto per le spese sulla prevenzione nell’ambito dei 34 Paesi dell’OCSE”, il Comitato raccomanda di “investire la parte dovuta – e sinora trascurata – del Fondo Sanitario Nazionale (FSN) destinato alla prevenzione, creando al contempo nuovi percorsi affinché l’educazione alla prevenzione sia diffusamente assicurata nel Paese sin dall’età infantile”.
Nel documento viene poi ribadita “la necessità di omogeneizzare il processo di digitalizzazione della sanità in tutte le Regioni, segnalando di continuare l’avviata sperimentazione di nuovi modelli organizzativo-gestionali con particolare riguardo alle cure dei pazienti cronici e/o con polipatologie, con la relativa costruzione di Banche Dati Assistito per tali tipologie di pazienti, creando così le basi per lo sviluppo dei Piani di Assistenza Individuali e la ridefinizione di un nuovo e più adeguato sistema tariffario”. Il Comitato evidenzia inoltre la “necessità della costruzione di una nuova sanità in difesa dei pazienti fragili, che miri all’attuazione di un percorso diagnostico – terapeutico – assistenziale integrato condiviso da medici di medicina generale, servizi di assistenza specialistica ambulatoriale e domiciliari e cliniche della memoria esperte del SSN”.
Altro punto quello dei nuovi LEA, recentemente approvati, per i quali il CNB raccomanda “la revisione su base periodica e programmata”, ribadendo che essa “sia fondata sui criteri dell’evidenza e del rapporto costi efficacia, pena la conseguente non sostenibilità del sistema e la dissipazione di risorse pubbliche dovuta all’erogazione gratuita di alcune cure non evidence based, a svantaggio di altre necessarie per la cura dei pazienti”. Il Comitato mette inoltre in chiara luce “l’ingente e crescente spesa privata a carico dei cittadini e delle famiglie”, invitando ad ottenere “a breve termine la riduzione della stessa, anche per l’esistente iniquo divario fra cittadini con disponibilità economica”. Nel documento si raccomanda inoltre che il SSN “preveda ulteriori fondi che debbano essere obbligatoriamente investiti per la formazione professionale ed interprofessionale in tutto il Paese”. Si parla poi della ricerca: “E’ imprescindibile – scrivono – che sia un’attività pienamente riconosciuta come parte fondamentale del SSN, cui destinare annualmente un sicuro budget prestabilito, garantendo inizialmente un minimo dell’uno per cento del FSN, con l’obiettivo, una volta superato l’attuale stato di crisi finanziaria del Paese, di destinare risorse aggiuntive”.
“Si tratta – viene specificato – di promuovere una ricerca indipendente (no profit) che stabilisca la reale portata innovativa delle “novità”, diagnostiche e terapeutiche, attraverso studi comparativi che stabiliscano se tali “novità” rappresentino veramente un progresso rispetto all’esistente: è questo tipo di ricerca che deve costituire la base per stabilire la rimborsabilità dei vari tipi di intervento sanitario”.
“Urgente – infine – la costituzione di un’apposita Direzione Generale anti-Frode e Corruzione in Sanità, all’interno del Ministero della Salute, con la presenza di un corpus di specialisti multidisciplinari”.