Seong-jin Cho, un prodigioso pianista dalla Corea

Seong-jin Cho

Presso la Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini in via Giulia a Roma, trovo un riferimento alla nostra Città: le due statue degli Apostoli, Pietro e Paolo, realizzate dallo scultore Francesco Mochi, nello stesso anno (1610) in cui dallo stesso vengono scolpite le statue dei monumenti equestri farnesiani di Piazza Cavalli.
Visitando i Musei Vaticani scopro, nella Galleria delle Carte Geografiche, antistante le Stanze di Raffaello, un altro riferimento alla nostra città: nella carta geografica riferita all’Emilia Romagna, che mostra chiaramente il territorio del Ducato di “Placentia et Parma” con un preciso riferimento al fiume “La Trebbia” e ai paesi limitrofi; ma ancora presso il Parco della Musica ove mi trovo a suonare su un gran coda Yamaha, collocato nel salone d’ingresso che invita i passanti a fermarsi ed a suonare.
In questo ambiente incontro alcuni amici piacentini lì convenuti per il Concerto dell’Orchestra Filarmonica di Santa Cecilia diretta dal grande Direttore russo Valéry Gergiev. Il programma della serata comprendeva una composizione del ‘900: “Concerto per orchestra n.1 Naughty Limericks di Rodion Shchedrin” e il Concerto n. 3 per pianoforte e orchestra op. 30 di Serghej Rachmaninov, eseguito dal prodigiosi pianista coreano Seong-Jin Cho, 22 anni, vincitore a soli 14 anni del Concorso Chopin.

Radio Sound

Seong-Jin Cho suona con le più prestigiose orchestre del mondo, ha interpretato la pagina celeberrima con lucida e luminosa nitidezza, sicuro di una tecnica granitica e rigorosa; lirico nei momenti cantabili e sognante ed estatico nelle vibrazioni di pathos intenso, le sua mani sono strumento di levità e di intelligenza sonora.
Nella seconda parte della serata la Sagra della Primavera di Igor Stravinskij, un inquietante capolavoro di ritmo e durezza tellurica che sconvolge gli spettatori poiché sotto la bacchetta di Gergiev entra nelle menti e nei cuori narrando l’epopea primitiva dello sbocciare della primavera secondo le leggi di una natura selvaggia e barbarica come nella notte dei tempi.
La direzione di Gergiev è un soffio di classicità e di luce che tutto pervade in un continuum che progredisce verso la perfezione.
Maria Giovanna Forlani
15 febbraio 2017