Sabato 4 febbraio 2017 alle ore 22:00, nel ritrovo musicale di via Emilia Parmense 27, arrivano Rosa Brunello Y Los Fermentos: il gruppo capitanato dalla contrabbassista veneta comprende Alessandro Presti alla tromba e flicorno, Filippo Vignato al trombone ed effetti elettronici e Luca Colussi alla batteria e percussioni. Il live club piacentino aprirà alle ore 21:00 e si potrà accedere con la tessera 2016 o 2017 del Piacenza Jazz Club o Anspi, che può anche essere rilasciata all’ingresso del locale; il costo è di 20 euro all’anno (6 euro per gli under 30).
È nata a Mogliano Veneto, vive a Parigi e ha il Messico nel cuore. Di Rosa Brunello esce ora il secondo disco, “Upright Tales” per la Cam Jazz, nel quale la giovane contrabbassista, classe 1986, affina la sua visione del Jazz e lo fa con un gruppo nel quale spicca, innanzitutto, il bravissimo trombettista Alessandro Presti, già finalista al Concorso Bettinardi di Piacenza diversi anni fa.
Il titolo dice già molto: “I pezzi sono come piccole storie (“tales”) – ci raccconta la Brunello – che raccontano un viaggio: per me i musicisti sono dei compagni di avventura”.
C’è un gioco anche nel nome con il quale la contrabbassista firma il CD, “Rosa Brunello y Los Fermentos”, che a prima vista parrebbe latineggiante. Nient’affatto: “I fermenti sono i miei – continua la contrabbassista – sono le idee che ho sviluppato in questi anni e che sentivo muoversi dentro di me”.
Il mondo latino è comunque presente, almeno nello spirito: il suo precedente disco si intitolava “Camarones a la plancha” e nacque dopo un viaggio in Messico molto importante, perché da quel momento Rosa ha cominciato a comporre brani suoi, Alcuni molto belli, come “Quasimodo” e “Three Views of a Dream”, le cui influenze “vanno da Dave Holland ai Nirvana”, e che la Brunello suona con una formazione senza strumento armonico: oltre a lei e a Presti, ascolteremo il trombone (Filippo Vignato) e la batteria (Luca Colussi). È musica fatta di sottigliezze, contrappunti e poca improvvisazione.Rosa Brunello preferisce concentrarsi sulla melodia e giocare di squadra”, senza sovrastare nessuno.
Quanto al fatto di abitare a Parigi dice: “Qui l’artista è visto come qualcuno che ha diritto di vivere con dignità, in Italia c’è ancora tanto da fare in questo senso”. E il maschilismo, esiste ancora nel jazz? “Le cose vanno meglio, ma tuttora mi dicono: “Suoni il contrabbasso? Però!”.