Un prezioso manoscritto rubato alla Passerini Landi, ritrovato dopo 30 anni

Un antico manoscritto risalente al 1400 e conservato all’interno della biblioteca Passerini Landi, il manoscritto Pallastrelli 43 o "Matricula et Statuta paratici fabrorum ferrariorum". Un testo di valore inestimabile, rubato nel 1985 insieme ad altri 144 volumi, da ladri che approfittarono della confusione dovuta ad alcuni lavori di manutenzione. In seguito al furto il volume fu inserito in un apposito database che raccoglie gli oggetti di interesse culturale e artistico scomparsi. Dopo 30 anni sono stati i carabinieri di Monza a ritrovare il prezioso cimelio, nella fattispecie il Nucleo per la tutela del patrimonio culturale, che ha condotto l’operazione di recupero. I dettagli di questa importante operazione sono stati forniti questa mattina in Comune dove i militari dell’Arma sono stati invitati per essere ringraziati di persona dal sindaco Paolo Dosi. Insieme al primo cittadino l’assessore alla Cultura Tiziana Albasi, il procuratore della Repubblica di Monza Luisa Zanetti e il capitano Francesco Provenza del Comando dei Carabinieri per la tutela del patrimonio culturale di Monza. Presenti anche il comandante provinciale dei Carabinieri di Piacenza, colonnello Corrado Scattaretico, il conservatore del Fondo Antico della biblioteca Passerini Landi Massimo Baucia, per l’Archivio di Stato di Piacenza il direttore Gian Paolo Bulla e la responsabile dei Servizi educativi Anna Riva e il direttore della biblioteca Passerini Landi all’epoca del furto, Carlo Emanuele Manfredi.

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Alcuni giorni fa Enzo Bentivoglio, ispettore archivistico onorario del Lazio, ha rinvenuto su una piattaforma di shopping online un volume dal titolo "Matricula et Statuta paratici fabrorum ferrariorum", messo in vendita a soli 600 euro, prezzo ridicolo rispetto al vero valore del manoscritto. Incuriosito dal volume e insospettito dal prezzo l'ispettore ha comunicato il ritrovamento all'archivio di Stato di Piacenza e a loro volta i responsabili dell'ente hanno segnalato la presenza di questo libro online ai carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale di Monza. I militari hanno controllato il nome del volume all'interno della banca dati sopra citata ritrovando in effetti una corrispondenza tra i beni ricercati a livello nazionale e internazionale. Gli inquirenti hanno avviato così le indagini iniziando proprio dall'annuncio online da cui è partita la prima segnalazione. 

Al termine delle ricerche è stato rintracciato il possessore attuale nonché potenziale venditore: l'uomo è stato denunciato insieme ad altre due persone con l'accusa di concorso in ricettazione, si tratta di tre uomini di circa 50 anni conosciuti e pregiudicati proprio per furto di opere d'arte. Il volume è stato invece recuperato e potrà tornare al fondo di statuti medievali della biblioteca Passerini Landi. Le indagini non sono comunque finite, dal momento che la Procura e i carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale guidati dal comandante Francesco Provenza stanno cercando di capire quale sia il sottobosco di questo furto, eventuali mandanti e collezionisti privati che magari hanno avuto o hanno tuttora a che fare con gli arrestati. Anche perché dei 145 libri rubati alla Passerini Landi nel 1985, finora ne sono stati trovati solo (si fa per dire) 72.

"Esprimiamo la più sentita riconoscenza ai protagonisti di questo importante recupero, è stato restituito ai piacentini un pezzo importante della nostra cultura" hanno detto il sindaco Paolo Dosi e l'assessore alla cultura Tiziana Albasi.

"Un'operazione il cui successo si deve alla collaborazione tra vari soggetti e alla sinergia tra forze dell'ordine, privati ed enti pubblici" commenta infine il procuratore della Repubblica di Monza.

A spiegare l'importanza del manoscritto è il conservatore del Fondo Antico della Biblioteca Passerini Landi Massimo Baucia: "“Il manoscritto ci conserva infatti la matricola del paratico dei fabbri ferrai di Piacenza, gli statuti quattrocenteschi del paratico preceduti dalla rubrica dei capitoli degli statuti, la conferma degli statuti da parte del duca di Milano e altri documenti che aggiornano singole disposizioni degli statuti. Proprio da ciascuna di queste parti, confrontate con la descrizione di cui la biblioteca dispone, si possono acquisire dati dirimenti circa l’identificazione del manoscritto. La matricola (cioè l’elenco degli artigiani appartenenti al paratico), per esempio, reca integrazioni di iscritti sino all’anno 1618, come risulta dalla descrizione, il numero degli articoli dello statuto coincide perfettamente, così come la distribuzione del testo alle varie carte e il loro numero complessivo. Ma pensiamo piuttosto a quanto sia importante disporre, per il tramite di questo elenco che ci tramanda i nomi di operosi artigiani, di uno spaccato della vita quotidiana  della città e a come gli statuti ci offrano informazioni sull’organizzazione della loro attività e delle regole cui dovevano attenersi per esercitare la loro arte. Pensiamo ancora a come l’evoluzione delle norme possa mostrare l’evoluzione del contesto sociale in cui il paratico si collocava e a come il confronto con documenti analoghi delle città vicine possa disegnare il quadro di una comune organizzazione che si va progressivamente costruendo pur nelle specificità di ognuna. Consideriamo lo stesso processo esteso alle altre arti: ai mercanti, ai mugnai, ai lanaioli, ai tintori, ai formaggiai e, su di un altro piano, ai notai, agli speziali, ai medici e così via; ai rapporti gerarchici di subordinazione che tra questi paratici progressivamente si stabiliscono. Coglieremo così la vita pulsante di Piacenza nel suo dispiegarsi, non meno che dalle cronache cittadine. E’ questo un percorso storiografico veramente affascinante che ha impegnato generazioni di studiosi delle diverse città italiane nell’edizione di questa tipologia di documenti, nel loro studio e raffronto. Per Piacenza va ricordato proprio Bernardo Pallastrelli con la sua edizione degli Statuta artis lanificii civitatis et episcopatus Placentiae (1869) e piace pure ricordare il più tardo Vincenzo Pancotti, editore di statuti nei tre volumi I paratici piacentini e i loro statuti (1925, 1927, 1930), che costituiscono fonti imprescindibili. Proprio queste opere consentono, tra l’altro, di farsi un’idea del numero di statuti di paratici conservati non soltanto nella nostra biblioteca, ma negli archivi e confluiti all’Archivio di Stato. E’ dal loro studio comparato, forse più che dallo studio del singolo documento, che sono derivate le acquisizioni storiografiche più rilevanti; infine, è la serie documentale che conta. Ma, se come parrebbe, una rondine non fa primavera, quando una rondine ritorna al suo nido è comunque una bella giornata”.