Raggiunto l’accordo sul prezzo del latte, Confagricoltura: “Segnale positivo”

Positivo il commento di Filippo Gasparini, vicepresidente di Confagricoltura Piacenza e presidente della sezione lattiero-casearia dell’associazione, alla stipula, avvenuta il 14 dicembre, dell’accordo quadro tra Italatte e le rappresentanze dei produttori. L’accordo prevede in Lombardia un prezzo minimo del latte che sarà di 37 centesimi litro per il mese di gennaio, salirà a 38 in febbraio e 39 in marzo e aprile. È stata definita anche un’indicizzazione che, contrariamente a quella fatta finora, terrà conto anche del prezzo del Grana Padano almeno per il 30%, di un paniere per la restante parte e verrà considerata solo se sarà superiore al prezzo minimo. Si è inoltre stabilito che non ci saranno più limiti quantitativi nel conferimento, ma solo un’indicazione stimata delle produzioni da parte delle singole stalle conferenti. Alla scadenza dell’accordo, nel mese di aprile 2017, le parti hanno stabilito di riaprire un tavolo di confronto.

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“Pur non dimenticando che si tratta di un accordo tra una multinazionale e una parte del mondo agricolo – sottolinea Gasparini – va registrato come un segnale positivo, che recepisce il trend di crescita dei mercati, la maggior durata dell’accordo, poi, rispetto a quelli stipulati in passato, dovrebbe, inoltre, essere indice di una certa stabilità del trend”. Gasparini individua dunque i motivi dell’accordo nel contesto internazionale. La maggior parte dei produttori mondiali di latte e grandi esportatori, in primis la Nuova Zelanda, hanno registrato produzioni in calo in seguito a periodi siccitosi, solo gli Stati Uniti non hanno registrato una contrazione delle esportazioni. A livello europeo Germania e Francia hanno perso produzione e stanno applicando le misure di intervento di riduzione volontaria delle produzioni (misure che, per contro, hanno avuto meno successo nel nostro Paese in cui, indicativamente, hanno aderito circa 900 aziende contro le 9000/10.000 per ciascuna delle altre due nazioni) “Guarda caso – sottolinea Gasparini riflettendo sulle ragioni dell’accordo – quelli d’oltralpe sono i due bacini stranieri dove Italatte acquista di più. E’ pur vero che il nostro mercato nazionale ha premiato solo i formaggi similari alle Dop a pasta dura, ma questa nota negativa è stata ampiamente compensata dall’exploit delle esportazioni, per fortuna, di Grana Padano e Parmigiano Reggiano e latte alimentare. La crescita generale dei prezzi – rileva Gasparini – ha messo fuori mercato aziende straniere, questo fattore, insieme all’aumento dell’export e le buone quotazioni del burro hanno decongestionato il mercato interno tonificandolo. Ritengo che, non ultimo, in fase di trattativa abbia giocato una certa rilevanza anche la presenza, diversamente dal passato, tra le rappresentanze di parte agricola, di produttori organizzati e aggregati in Op, dotati quindi di capacità contrattuale e in grado di individuare altri potenziali acquirenti. Il risultato raggiunto è positivo – conclude Gasparini – oltre al prezzo in sé, è stato individuato anche un indice che identifica la quotazione come base, con possibilità di ulteriori rialzi. Certo, stiamo comunque parlando di un accordo con una multinazionale, ora bisogna vedere che influenza avrà sulle altre trattative. La speranza è che il trend di aumento si registri anche sugli altri tavoli, non tanto perché l’accordo costituisce precedente, quanto perché le ragioni che hanno portato alla sua sottoscrizione sono ascrivibili anche alle altre negoziazioni”.