Nuove tecnologie per aiutare la comunicazione dei disabili, ricerca dell’Ausl

Possono le nuove tecnologie digitali migliorare davvero le capacità di comunicazione – e quindi la qualità di vita – di bambini e ragazzi disabili? Dall’Ausl di Piacenza arriva una prima concreta conferma dell’utilità di questi strumenti informatici documentata attraverso un progetto lungo tre anni. Nel 2014, grazie all’assegnazione di un bando della Fondazione Telecom Italia, è iniziata una sperimentazione su un campione significativo di più di cento minori che ha fornito risultati importanti. In questo caso, si può affermare che la tecnologia ha un effetto facilitatore ben certificato, grazie ai riscontri tangibili emersi da tutti gli attori che ruotano intorno ai piccoli pazienti: i servizi sanitari, il mondo della scuola e, naturalmente, la famiglia.

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I soddisfacenti e inediti esiti del progetto saranno presentati martedì 25 ottobre, nella Sala dei Teatini di Piacenza, nel corso di un convegno promosso dall’Azienda Usl. “La nostra sperimentazione di livello nazionale – spiega Giuliano Limonta, direttore del dipartimento di Salute mentale e dipendenze patologiche – ci ha consentito di fornire tablet, in comodato d’uso gratuito, a un gruppo di oltre 100 tra bambini e ragazzi in carico ai nostri servizi di Neuropsichiatria”.

Volutamente, gli ideatori del progetto hanno scelto un campione “trasversale”: “Non ci siamo concentrati su una patologia specifica, ma abbiamo allargato il target ai minori con disturbi delle comunicazione all’interno dei disturbi evolutivi”. L’obiettivo della sperimentazione, in caso di esito positivo, era infatti quello di creare un modello replicabile e utilizzabile per utenze diverse. “Abbiamo coinvolto utenti dai 4 ai 14 anni con ritardo mentale, disturbo del linguaggio, gravi disturbi neuromotori/sindromi e disturbo dello spettro autistico”.

Il progetto è stato denominato Cinque Petali: “Al centro di quello che tecnicamente viene definito sistema curante c’è il minore e intorno, a corolla, si muovono in sinergia la famiglia, i servizi sanitari e il mondo della scuola. A questa rete già consolidata abbiamo aggiunto in questo caso due nuovi e importantissimi petali: la tecnologia e la Fondazione Telecom Italia, che ha contribuito ad avviare concretamente la sperimentazione attraverso un co-finanziamento. Tutti gli attori coinvolti (insegnanti, operatori sanitari e famiglie) hanno partecipato a una percorso di formazione condivisa, tenuta da autorevoli formatori. Ecco perché i risultati che verranno presentati martedì al convegno a Piacenza si basano sull’analisi dei dati raccolti nel triennio, esaminando il punto di vista di tecnici e parenti, considerando tutti  gli ambiti di vita dei bambini e ragazzi. Dalla sperimentazione – anticipano i professionisti Ausl che hanno coordinato il progetto – emergono dati significativi. L’uso della tecnologia facilita a esempio l’incremento degli interessi e di conseguenza la qualità della relazione di questi utenti con i compagni e con i familiari con i quali possono condividere attività, sia nel  tempo libero che in area didattica, altrimenti precluse.

“Con il convegno di martedì – concludono gli esperti dell’Ausl di Piacenza – speriamo quindi di poter dimostrare di aver creato un piccolo ma solido modello, che possa essere sviluppato ed “esportato” in altre realtà”.