Il sentito “grazie” al 50esimo Stormo nel giorno di Festa delle Forze Armate

Ha voluto salutare il 50esimo Stormo il sindaco Paolo Dosi dal palco allestito in occasione della Festa dell’Unità Nazionale e della Giornata delle Forze Armate. Palco montato in piazza Cavalli dove si è celebrato il tradizionale 4 novembre davanti alle autorità cittadine e militari, con la resa degli onori al Gonfalone della città di Piacenza, alzabandiera, benedizione e deposizione delle corone presso il Sacrario. E’ stata quindi data lettura dei messaggi del Presidente della Repubblica e del Ministro della Difesa, cui sono seguiti gli interventi del Presidente del Consiglio periferico delle associazioni d’Arma, del sindaco Paolo Dosi, nonché del comandante del presidio militare.

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Una ricorrenza che non vuole essere un'esaltazione della guerra, spiega Dosi: "Onorare questa data e il suo significato non vuol certo dire farsi portavoce di messaggi bellicisti, bensì far emergere, pubblicamente, il volto migliore di quell’Italia che ogni giorno riafferma la disponibilità ad agire per il bene comune".

Infine un pensiero per il centro Italia dilaniato dal terremoto e per le forze armate che stanno portando aiuto: "Guardiamo oggi al patrimonio culturale e storico custodito nel cuore del nostro stesso Paese ferito dal terremoto, a quelle macerie nelle quali le mani operose e la prontezza di intervento delle nostre Forze Armate sono in prima linea, tra gli operatori e i volontari di tutte le realtà impegnate nei soccorsi, a portare conforto, a proteggere, ad aiutare perché si possa ricominciare". 

 

IL DISCORSO DEL SINDACO PAOLO DOSI

E’ con sincera stima e riconoscenza che rivolgo, oggi, il saluto della comunità piacentina a tutti coloro che sono qui riuniti, nel cuore della città, per rendere omaggio alle nostre Forze Armate e celebrare, in questa solenne ricorrenza, la giornata dell’Unità d’Italia. La cerimonia del 4 novembre rappresenta un momento condiviso di riflessione sul ruolo, il valore e il profondo senso di responsabilità che connota le donne e gli uomini che quotidianamente, con dedizione e spirito di servizio nei confronti del Paese, indossano la divisa dell’Esercito, della Marina, dell’Aeronautica o dell’Arma dei Carabinieri. Ed è inscindibile, ripercorrendo le pagine anche più dolorose della nostra storia, il legame con l’identità di un popolo che riconosce l’indivisibilità della Repubblica come suo principio fondante.

Onorare questa data e il suo significato non vuol certo dire farsi portavoce di messaggi bellicisti, bensì far emergere, pubblicamente, il volto migliore di quell’Italia che ogni giorno riafferma la disponibilità ad agire per il bene comune. E lo fa con coraggio, mettendo a rischio la propria incolumità, operando nelle condizioni più dure e portando, nel mondo, quell’umanità generosa che vede i nostri Corpi specializzati protagonisti di missioni di ricostruzione importanti, in Paesi tuttora devastati dalla guerra. Lo ribadiamo con gratitudine e con rispetto per il loro lavoro, in un parallelismo che ci riporta al 4 novembre 1918 e all’armistizio con cui, allora, si pose fine alla primo conflitto mondiale.

Con la stessa, sentita commozione guardiamo oggi al patrimonio culturale e storico custodito nel cuore del nostro stesso Paese ferito dal terremoto, a quelle macerie nelle quali le mani operose e la prontezza di intervento delle nostre Forze Armate sono in prima linea, tra gli operatori e i volontari di tutte le realtà impegnate nei soccorsi, a portare conforto, a proteggere, ad aiutare perché si possa ricominciare. Fu così in Friuli, in Irpinia, nella Firenze travolta dall’alluvione di cinquant’anni fa.

E’ in queste situazioni di emergenza, quando l’essenzialità del quotidiano viene meno, che una divisa può farsi simbolo di ogni punto di riferimento, di ogni appiglio che cerchiamo. Emblema di quell’Unità nazionale che, attraverso la solidarietà e la vicinanza alle regioni e alle località colpite dal sisma, trova la sua voce autentica. Oggi, 4 novembre, quella voce la riascoltiamo insieme. Scaturisce dal cuore del nostro passato per accompagnarci verso un presente in cui le Forze Armate sono sempre più testimoni di pace, di speranza, del senso civico che ci sembra così spesso di aver smarrito.

E così, nella giornata in cui tradizionalmente si aprono alla città le porte delle nostre caserme, nell’invito a visitare gli spazi abitualmente chiusi delle aree militari, leggiamo il rinnovarsi del dialogo e della collaborazione con il territorio locale. Nel ricordo del maresciallo Daniele Paladini e del tenente Fabio Atzeni, due esempi di quella straordinaria dedizione e costanza cui oggi rendiamo il nostro tributo, rivolgo allora un sentito ringraziamento ai rappresentanti di tutte le Forze Armate a Piacenza, con un pensiero affettuoso e riconoscente, in particolare, per il 50esimo Stormo di San Damiano e per tutti i suoi tecnici e ufficiali. Grazie a tutti.