Una Sala Panini gremita ha accolto, questa sera, il prof. Gianni Marongiu per la presentazione del suo ultimo libro – organizzata dalla Banca di Piacenza – intitolato: “La politica fiscale nell’età giolittiana”.
Gianni Marongiu, nato a Torino, ha conseguito la maturità classica a Genova, dove si è laureato in Giurisprudenza nel 1960 e dove esercita la professione di avvocato (cassazionista).Assistente prima volontario e poi ordinario alla cattedra di Scienza delle finanze e diritto finanziario nella Facoltà di Giurisprudenza di Genova dal 1963 al 1969, nel 1969 conseguì la libera docenza in diritto tributario e nel 1974 vinse il concorso a cattedra.Ha insegnato nell’Università di Trieste, alla Bocconi e dal 1977 al 1998 è stato titolare dell’insegnamento di Diritto tributario alla Facoltà di Giurisprudenza di Genova per poi assumere, dal 1998, la titolarità dell’insegnamento di Diritto Finanziario presso la medesima Facoltà fino al pensionamento avvenuto nel 2011. Ha collaborato e collabora alle principali riviste di diritto tributario. E’ autore di centinaia di articoli e note a sentenza sulle principali riviste di diritto tributario e di diversi volumi dedicati non solo al diritto tributario ma anche, e questa è una novità, allo studio della storia del fisco italiano post unitario.
Dopo una breve introduzione dell’avv. Corrado Sforza Fogliani, Presidente del Comitato esecutivo della Banca di Piacenza, il dott. Gianmarco Maiavacca, Segretario del Comitato esecutivo, ha introdotto la serata con una nota biografica sul prof. Marongiu, noto per aver scritto il più importante volume (in due tomi) sulla fiscalità – immobiliare e personale – dallo Stato unitario alla Prima Guerra mondiale.
Il professore, nel corso della sua sentita esposizione, ha delineato la figura del politico e patriota Giuseppe Zanardelli, noto per aver avviato una riforma del sistema giudiziario, sfociata nell’approvazione del primo codice penale dell’Italia unita, considerato tra i più liberali e progrediti dell’epoca: il codice Zanardelli venne presentato alla Camera nel novembre 1887, pubblicato il 22 novembre 1888, promulgato il 30 giugno 1889 ed entrò in vigore il giorno 1 gennaio 1890.
Ha proseguito lo stesso professore raccontando che, dopo la caduta del governo Giolitti nel 1893, Zanardelli tentò strenuamente – ma senza successo – di formare un nuovo Gabinetto. Eletto presidente della Camera nel 1892 e, successivamente, anche nel 1897, ricoprì tale l’incarico fino al dicembre 1897, quando accettò il portafoglio della Giustizia nel governo Rudinì. Fu presto costretto a dimettersi a causa dei dissensi con il collega di governo Visconti Venosta, relativamente alle misure da prendere per impedire il ripetersi delle agitazioni popolari del maggio 1898. Dopo essere tornato alla presidenza della Camera, abbandonò nuovamente il proprio incarico per ricoprire un ruolo attivo nella campagna ostruzionistica del 1899-1900 contro il progetto di legge sulla pubblica sicurezza. Questa presa di posizione gli valse l’appoggio dell’estrema Sinistra nella formazione – dopo la caduta del governo Saracco – di un nuovo governo, che rimase in carica 991 giorni, dal 15 febbraio 1901 al 3 novembre 1903.
Nell’ultima parte della sua relazione, il prof. Marongiu ha delineato la figura di Giovanni Giolitti. In quegli anni la figura principale della politica italiana era Francesco Crispi, il quale condusse una politica estera aggressiva e colonialista. A Crispi succedettero alcuni governi caratterizzati da una notevole rudezza nel reprimere le proteste popolari e gli scioperi. La popolarità di Giolitti crebbe fino a che, il 4 febbraio 1901, un suo discorso alla Camera contribuì alla caduta del Governo Saracco – allora in carica – responsabile di aver ordinato lo scioglimento della Camera del Lavoro di Genova. Già a partire dal governo Zanardelli (15 febbraio 1901 – 3 novembre 1903), Giolitti ebbe una notevole influenza sulle decisioni del Parlamento, sebbene ricoprisse soltanto la carica di Ministro degli Interni. In questo delicato periodo storico, il governo si misurava con le mobilitazioni popolari, seguite allo sciopero di Genova del dicembre 1900. Un movimento ricco, complesso, che vedeva la partecipazione di variegati strati della popolazione, organizzati o meno. Il riverbero di questa situazione fu particolarmente sentito all’interno del PSI, dove incominciarono a formarsi, per la prima volta in maniera articolata e concreta, le correnti riformista e massimalista.
Alla fine della serata, numerosi gli interventi dal pubblico che hanno intrattenuto il prof. Marongiu in amabili colloqui.