Dopo il successo dell’inaugurazione, sabato scorso, con Antonello Salis e Simone Zanchini, ecco che la programmazione dell’undicesima stagione del Milestone, il ritrovo di via Emilia Parmense 27 a Piacenza, continua sabato 8 ottobre alle ore 22 con un’altra chicca da non perdere: la “reunion” di quattro ottimi musicisti: Mauro Slaviero al sax, Roberto Soggetti al pianoforte, Paolo Badiini al contrabbasso e Valerio Abeni alla batteria. Prima del concerto, alle ore 21,15, il musicologo Stefano Zenni presenterà il suo ultimo libro: “Ma che razza di musica”. Il club aprirà alle ore 21. E’ possibile accedere al locale con la tessera del Piacenza Jazz Club o con quella Anspi, ritirabile anche all’ingresso.
Una forte amicizia ed una collaborazione quasi trentennale sono il motore trainante di questo quartetto che periodicamente si riunisce per mettere a frutto le varie esperienze individuali cercando di trasformarsi in un sano veicolo portatore di buona musica. Un lungo percorso quindi, dove le esperienze varie e diversificate sviluppatesi negli anni e derivanti dalle varie collaborazioni da parte dei componenti della band con artisti di varie estrazioni (ma sempre di altissimo livello) diventano la curiosità del confronto individuale all’interno di un progetto comune.
Ciascuno dei quattro componenti, infatti, ha sviluppato negli anni un’esperienza artistica indipendente, talvolta affine e talvolta dissimile da quella degli altri, ma che comunque contribuisce allo sviluppo stilistico e creativo del concetto di base di riproporre una musica ancorata alla tradizione ma allo stesso tempo peculiare nella sua trasversalità interpretativa. Progetto quindi inevitabilmente in costante evoluzione, un “work-in-progress”, fondato principalmente su composizioni originali che negli anni cambiano, si sviluppano, vengono soppiantate da altri brani e talvolta riprese, ma mai uguali a se stesse, secondo la tradizione jazzistica del “hic et nunc”!
“Ma che razza di musica” di Stefano Zenni
Esiste una “musica nera”? E quale sarebbe la sua differenza rispetto a quella “bianca”? Sappiamo riconoscere un cantante africano americano al solo ascolto? Siamo abituati a pensare che la musica possa avere un carattere razziale, etnico o un “colore”, e se vediamo un musicista nero statunitense immaginiamo che sappia swingare con più naturalezza di un bianco, o che intonerà le “blue notes” con sottigliezze inaccessibili a un europeo e le caricherà di un feeling, di un soul inimitabile. Ma tutto questo ha un fondamento scientifico, storico o culturale? Stefano Zenni affronta per la prima volta in campo aperto una materia così delicata, smontando con argomenti brillanti e aggiornati i molti pregiudizi che non solo infestano il discorso degli appassionati, ma trovano ancora ampio spazio nella critica musicale.