Un triste caso di interruzione di gravidanza avvenuto fuori dai termini di legge consentiti e in modo del tutto clandestino è finito questa mattina in tribunale. Imputata una donna equadoregna di 32 anni, già madre di cinque figli e arrivata nel nostro paese come clandestina. Nel corso della sua permanenza nel piacentino la donna aveva intrecciato una relazione con un giovane piacentino ed era rimasta in stato interessante. La donna ha interrotto la gravidanza dopo 18 settimane, ossia dopo circa quattro mesi e mezzo. L’aborto clandestino che lei stessa si era praticato l’aveva messa in grave pericolo di vita. Ovviamente i medici nel curarla si erano resi conto di quanto era accaduto ed avevano informato la polizia che si era occupata di questo caso. E’ successo il 29 settembre del 2006. La legge italiana non consente l’aborto dopo i tre mesi di gravidanza. Il processo si è svolto davanti al giudice Giuseppe Bersani e al Pm. Antonio Rubino. L’imputata era assente e da molti mesi si è resa completamente irreperibile. A difenderla vi era l’avvocato Carlo Giuffrè. Il processo è stato aggiornato al prossimo 16 maggio.