E’ simpatico ritrovare alla Scala un personaggio piacentino mentre si curiosa allo shop della platea in un intervallo del “divino” Flauto Magico. Sono tutti interpreti dell’Accademia del Teatro alla Scala i protagonisti di questo meraviglioso spettacolo mozartiano, la fiaba della felicità raccontata tramite i simboli massonici tanto familiari al “fratello” Wolfgang Amadeus Mozart. Ma la dolce e raffinata Lady piacentina è Franca Cella, letterata, cultrice di librettistica teatrale, autrice della memorabile biografia di Leila Gencer che fece storia. Franca fu compagna di liceo di mia madre, affezionata alla nostra città, ama soggiornare nella sua villa di Sarmato ove scrive e studia. Insieme a lei ho commentato questo Flauto Magico mirabilmente diretto da Adam Fischer con la regia di Peter Stein, con le voci giovanili di Martin Piskorski (Tamino), Fatma Said (Pamina), Till Von Orlowsky (Papageno), Theresa Zisser (Papagena), Martin Summer (Sarastro), Yasmin Ozkan (Regina della notte), Kristin Sveinsdottir, Mareike Jankowski, Elissa Huber, le tre Dame; Moritz Plieger, Clemens Schmid, Viktor Pislikow, i tre fanciulli.Un bosco incantato, una piramide, un grande sfondo desertico, un trono d’oro, sono i pochi elementi scenici di un “Sing spiel” tutto costruito sui valori di bellezza, armonia, fratellanza, bontà. Chi scrive è l’ultimo Mozart ormai condannato a lasciare l’umanità che lo aveva frainteso! E’ un messaggio di amore universale quello che Palmina canta al suo innamorato Tamino che forse non riuscirà mai a vederla. Ma ecco che tramite l’impalpabile leggerezza dell’orchestra giovanile dell’Accademia, il suono diventa essenza, la luce si materializza in un soffio vitale che la melodia porta con sé fino alla sublimazione di ogni gesto terreno, per culminare nell’Assoluto di purezza e di contemplazione. Un abbraccio a tutti gli spettatori per uno spettacolo che fa riflettere e fa sognare. Il sorriso lieve di Franca Cella ci regala un “arrivederci” e forse un po’ di nostalgia per quei tempi passati quando il Liceo Gioia era il faro culturale di un Piacenza intellettuale che oggi non è più!Grazie Mozart.
Maria Giovanna Forlani
27 settembre 2016