Periodo decisamente felice per l’ultima produzione di Teatro Gioco Vita “Moun” – Portata dalla schiuma e dalle onde, regia e scene di Fabrizio Montecchi e sagome di Nicoletta Garioni. Prima il successo del debutto francese a Le Grand-Bornand in occasione della venticinquesima edizione della vetrina “Au bonheur des mômes”, poi quello al ventesimo Festivaletteratura di Mantova. Infine qualche giorno fa “Moun” a Ferrara è stato decretato vincitore della decima edizione del Festival di teatro ragazzi Festebà: «uno spettacolo emozionante – è stato definito – una vera festa per gli occhi». Tra le tante vetrine di ogni tipo che popolano il panorama estivo italiano, Festebà si caratterizza per la sua giuria popolare mista di bambini, ragazzi ed adulti, genitori e professionisti a vario titolo attenti all’infanzia. Una giuria che nasce all’interno di un’Associazione (C.I.R.C.I. – Centro Iniziativa Ricerca Condizione Infanzia, che dal 1985 riunisce genitori e cittadini ferraresi per promuovere, sul territorio, una più attenta cultura dell’infanzia e dell’adolescenza) che si distingue nel panorama cittadino per la sua attenzione all’infanzia, al rapporto genitori/figli ed alla creazione di significative esperienze di volontariato tra i bambini ed i ragazzi. Cinque gli spettacoli in concorso per l’edizione 2016 di Festebà, scelti tra le migliori produzioni del Teatro Ragazzi italiano e con attenzione alla varietà dei linguaggi teatrali e alle esperienze artistiche delle compagnie invitate: oltre a “Moun” di Teatro Gioco Vita, “Rosso Cappuccetto” del Teatro delle Briciole, “L’anatra, la morte e il tulipano” della Compagnia Tardito/Rendina, “Dentro di me” di Cà Luogo d’Arte (a cui è andata una menzione speciale «per gli elementi scenografici sorprendenti che hanno fatto da sfondo ad una narrazione fresca e divertente»), “Il paese senza parole” di Compagnia RossoTeatro/Atelier Teatro Danza.
Articolate le motivazioni che hanno portato alla scelta della giuria, che ha valutato sia gli aspetti tecnici (messa in scena, linguaggio, musiche ecc.) sia gli aspetti contenutistici.
In primo luogo “Moun” è stato premiato per «la scelta di una tematica complessa, attuale e antica al tempo stesso, trattata in modo delicato ma onesto». Poi per «l’uso delle sagome dei personaggi che, posizionate davanti al telo, generano l’ombra e ne svelano l’origine, dando allo sguardo dello spettatore una doppia possibilità di visione e che creano una magia di ombra che fa luce».
Un plauso alla protagonista, Deniz Azhar Azari, che sul palcoscenico si confronta con il teatro d’attore, d’ombre e danza, viene dalla giuria, che sottolinea in “Moun” «l’utilizzo di diversi linguaggi attraverso i quali l’attrice si muove con fluidità evidenziando una presenza scenica potente e comunicativa».
Infine una nota sulle musiche di Paolo Codognola: «la colonna sonora – si legge sempre nelle motivazioni del premio – ha esaltato i momenti salienti della narrazione».
“Moun” – Portata dalla schiuma e dalle onde è tratto dall’omonimo libro di Rascal illustrato da Sophie ed è rivolto a un pubblico dai 5 ai 10 anni. Hanno lavorato al progetto produttivo, realizzato in collaborazione con Emilia Romagna Teatro Fondazione, Valerio Longo (coreografie), Tania Fedeli (costumi), Anna Adorno (luci), Federica Ferrari, Agnese Meroni e Francesca Donati, assistente (che con Nicoletta Garioni si sono occupate della realizzazione sagome), Sergio Bernasani (realizzazione scene), Helixe Charier (assistente alla regia).
“Moun” dopo il debutto a Piacenza, avvenuto in aprile al Teatro Comunale Filodrammatici, era già stato presentato con successo in maggio al festival “Segnali” di Milano, vetrina teatrale dedicata alle giovani generazioni. Quindi in estate il riallestimento in francese e il recente debutto oltralpe prima delle tappe a Mantova e Ferrara.
Ai genitori di Moun il loro paese, in preda alla follia della guerra, sembra ormai non offrire nessun futuro. Con un atto disperato decidono di abbandonare al mare l’unica figlia, nella speranza che, lontano dalla guerra, avrà una possibilità di salvezza. Moun attraversa l’oceano dentro una scatola di bambù e arriva “al di là” del mare, dove su una spiaggia un’altra coppia la trova, la porta in salvo e l’adotta. Moun cresce così in una famiglia che la ama, circondata da fratelli e sorelle. Arriva però il giorno in cui le sono rivelate le sue
vere origini e Moun si trova a fare i conti con la propria storia. Dopo tanto soffrire Moun capisce che “anche dall’altro lato dell’oceano l’amavano”, e per regolare i conti con il suo passato decide di compiere un simbolico ritorno al paese natale. Affida al mare quello che di quel luogo possiede: la scatola di bambù, ma arricchita di tutto quello che lei ha amato nei suoi anni d’infanzia, ricordi di un “tempo dell’innocenza” in cui lei ignorava le sue radici. La scatola di bambù, che i genitori di Moun stringevano “contro il cuore” all’inizio del suo lungo viaggio, farà così ritorno a casa, dopo che Moun l’avrà anche lei stretta per l’ultima volta “contro il suo cuore.” Uno spettacolo di teatro d’ombre, d’attore e danza la cui leggerezza poetica è resa sulla scena da immagini d’ombra dai toni pastello, acquerellati, e da ritmi calmi e distesi, che donano un’atmosfera di pace che informa tutta l’azione scenica e anche la recitazione.