Paola Gianotti Guinness World Record oggi a Piacenza ha raccontato la sua impresa sportiva e sociale a favore di Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo che si poneva l’obiettivo di donare oltre 70 biciclette alle donne ugandesi del Karamoja. La bicicletta oltre ad essere un importante mezzo di trasporto e da considerare anche come mezzo di emancipazione della donna ugandese costretta a trasportare enormi pesi a piedi. Una sfida vinta dato che ha già raccolto i fondi e oggi a Piacenza le sono state donate altre tre biciclette.Una sfida fisico morale che si pone obiettivi personali e sociali puntando a migliorare la condizione di vita delle donne africane.
Dopo essere la donna più veloce del pianeta ad aver fatto il giro del mondo in bici,Paola Giannotti è stata la donna più veloce ad attraversare i 48 stati attigui degli Stati Uniti in meno di 48 giorni. Il 30 aprile 2016, di nuovo in sella alla sua bicicletta, è partita per attraversare gli Stati Uniti con l’obiettivo di vincere ancora un Guinness World Recod e donare 48 bici, una al giorno, a 48 donne in Uganda. Questa volta infatti non si tratta solo di un record sportivo, ma di un’impresa di solidarietà. Questa mattina al Centro Galileo ha raccontato la sua avventura e la collaborazione con Africa Mission – Cooperazione e Sviluppo per destinare le biciclette comprate durante il suo viaggio e che donerà in Uganda, alle donne del Karamoja, il prossimo ottobre.
All’incontro di questa mattina, moderato da Gaetano Rizzuto era presente l’assessor Giulia Piroli, il direttore di Africa Mission piacenza Carlo Ruspantini e il VO2 Team Pink, la formazione ciclistica piacentina interamente “rosa” e presieduta da Gian Luca Andrina. Nel tardo pomeriggio l’atleta si sposterà a Fiorenzuola D’Arda per assistere e sostenere i ciclisti che correranno la “Sei giorni delle rose”, e ai quali dedicherà un saluto alle ore 20.00.
«È una grande occasione – ha sottolineato Carlo Ruspantini, direttore del Movimento piacentino – per affiancare all’evento sportivo una sfida solidale. Paola oltre ad essere un’atleta a 360 gradi è una persona davvero disponibile e ha accettato subito il nostro invito a Piacenza. Il racconto della sua esperienza non è solo un viaggio, ma un superamento e una vincita dei propri limiti. Paola è un esempio per tutte le donne, specialmente per quelle karimojong».
Paola andrà in Uganda il prossimo ottobre e con i fondi raccolti comprerà 70 biciclette per 70 donne ugandesi.
«La bicicletta in Uganda – racconta Ruspantini – è uno dei mezzi più utilizzati. Con la bici si trasporta di tutto, dalle persone agli animali, dai caschi di banane ai materassi. Il fatto che vengano donate alle donne è altrettanto significativo».
Paola Gianotti, durante la sua ultima impresa, ha percorso in tutto oltre 12 mila chilometri, attraversando 48 Stati in 43 giorni, 5 giorni in meno rispetto a ciò che aveva programmato, e ha raccolto 70 biciclette per l’Uganda conquistando un nuovo Guinness World Record. A Piacenza ha ricevuto in dono altre trebiciclette donate da Sandra Biondi del negozio “Biondi e Pallavera”.
Chi è Paola Gianotti
Eporediese, classe 1981, laureata in Economia e Commercio, un’appassionata del mondo outdoor e degli spazi aperti.Ama i viaggi “zaino in spalle” e la sua passione per lo sport l’ha portata a praticare dal triathlon allo sci alpinismo e dal sub alla thai¬boxe. Da sempre crede fermamente che lo sport sia un momento di crescita e formazione personale, oltre che una sfida dei propri limiti.
Il racconto delle sue imprese tratto da www.keepbrave.com
«Ricordo ancora il vento del Chimborazo, uno dei vulcani più alti dell’Ecuador, tagliarmi la faccia e il fiato mentre cercavo di risalirlo a 5.000 metri in mountain bike.In India sono finita intrappolata nei monsoni.Tre lunghi giorni sull’Himalaya tra piogge torrenziali, frane e inondazioni continue. Il recupero da parte di un elicottero è stata la salvezza da un incubo infinito.Nel parco del Kakadu australiano ho cercato gli occhi dei coccodrilli di notte con la pila e ho attraversato la baia di San Francisco a nuoto partendo da Alcatraz.In Venezuela ricordo di aver provato il dolore maggiore della mia vita in un piccolo ambulatorio dove due medici mi toglievano senza anestesia le uova di pulce che si erano annidiate sotto la carne delle dita dei miei piedi.Sul Kilimangiaro ho ammirato le distese della savana dal tetto dell’Africa e in Groenlandia ho pagaiato nei fiordi tra gli iceberg, perdendomi nella bellezza di una natura selvaggia e incontaminata.I vermi raccolti e impanati nella foresta thailandese non erano molto saporiti ma le persone che di notte mi lasciavano il posto sul treno per dormire erano favolose.Una notte in una città del centro del Venezuela colpita da una pioggia tropicale con l’acqua alle ginocchia mi sono trovata da sola con un venezuelano che voleva sposarmi mentre io cercavo una soluzione per andarmene via.A meno trenta gradi nel penultimo campo dell’Aconcagua a quasi 6.000 metri ho avuto un inizio di edema polmonare e ho vissuto la pesante rinuncia di un sogno: la cima del tetto d’America.Ho visto le onde infrangersi nel punto sud più estremo della Nuova Zelanda e mi sono trovata a meno venti metri in una grotta nell’oceano delle Galapagos a guardare negli occhi una decina di squali martello girare su se stessi.Credo che l’idea di girare il mondo in bici sia stata la conseguenza di esperienze vissute negli anni che mi hanno lasciato un bagaglio di emozioni, ricordi e sogni. La voglia di mettersi in gioco in questa nuova impresa sfidante è quindi la prosecuzione naturale di un percorso iniziato dalla più giovane età.8 marzo 2014 sono partita per il mio giro del mondo. Ho vissuto 29.430 km di emozioni sui pedali in 144 giorni. E’ stata la più grande esperienza umana sociale e sportiva immensa che potessi vivere e che ha cambiato il mio modo di vedere le cose e di affrontarle. Durante il percorso, precisamente in Arizona ho subito un grave incidente quando una macchina mi ha investita e rotto la quinta vertebra cervicale. Dopo 4 lunghi mesi di riabilitazione sono ripartita dallo stesso punto dell’incidente e ho proseguito la mia impresa rientrando a Ivrea il 30 Novembre 2014 e abbattendo il record precedente di 8 giorni.A Luglio 2015 ho attraversato la Russia da Mosca a Vladivostock partecipando come unica donna in coppia con Paolo Aste, ultracycler vicentino, alla prima edizione della RedBull Transiberian Extreme. Il percorso si snodava lungo il leggendario percorso della Transiberiana: 9.200km con oltre 60.000 di dislivello, 9 fusi orari, 7 zone climatiche diverse. Un’esperienza estrema, affascinante, di vita».
Keep Brave
Paola parte l’8 marzo 2014 per il giro del mondo in bici. Tentando un record da Guinness dei Primati.29.430km in 144 giorni. Un sogno che Paola matura fin da piccola. Lei, la bici, il mondo. Una sfida sportiva immensa ma soprattutto un’impresa sociale, culturale e umana. Ha delle regole da seguire. Sceglie il percorso che ritiene più idoneo per lei, organizza il team che l’accompagnerà in questa grande avventura, prepara i bagagli, la bici e parte.
Saluta Ivrea, la sua città natale per costeggiare la Francia, la Spagna e arrivare a Lisbona, prima meta europea. Ora l’aspetta il sud America: attraversa l’Argentina perdendosi nell’immensa e vasta Pampa.Pedala tra i gauchi superando le Ande e arrivando in Cile dove l’aspetta il deserto più arido del mondo. Il deserto di Atacama. Le temperature sono elevatissime e pedala molto di notte. Il dislivello è tanto (supera i 175.000 metri di dislivello in tutto il viaggio).Il coast to coast negli Stati Uniti è magico e sorprendente. Pedalare lungo la costa della Florida, tra i pozzi petroliferi texani, lungo le strade di New Orleans, tra le riserve indiane del New Mexico e nel deserto dell’Arizona è per Paola affascinate e unico. Il 16 maggio 2014 una macchina vicino a Phoenix la travolge interrompendo il suo viaggio. Dopo aver portato il collare per 3 mesi (si è rotta la quinta vertebra cervicale) è ripartita là dove si era interrotto il suo sogno. Ha attraversato l’Australia prima di immergersi nella cultura asiatica. Pedalare tra le moschee con le preghiere dei muezzin e tra i templi buddisti le ha ricordato quanto sia affascinate rapportarsi con tanti popoli diversi. Ha concluso il mio viaggio da Istanbul a Ivrea portando a casa 29.430 km in 144 giorni, un Guinness World Record e un’impresa umana, sportiva e sociale immensa.Un’impresa di questo tipo è da capire profondamente. Ciò significa comprendere il viaggio, le sue emozioni, la sua determinazione, la sua voglia di contribuire alla creazione di un mondo migliore. Un’avventura sportiva densa di significati: un viaggio interiore alla ricerca della soddisfazione personale, un piccolo contributo per cercare di risvegliare l’umanità assopita e rinchiusa dalle leggi umane ed economiche e sensibilizzarla sulla tutela della natura e dell’ambiente in cui viviamo. Keep Brave ha portato avanti un progetto legato all’ecosostenibilità con il Politecnico di Torino rilevando la qualità dell’aria nei Paesi attraversati.Paola Gianotti è la prima donna italiana e seconda al mondo ad attraversare in bicicletta quattro continenti e ventincinque paesi in 144 giorni.
48 Stati – 48 giorni – 48 bici
Il 30 aprile 2016 Paola parte per tentare una nuova grande sfida: dopo essere la donna più veloce del pianeta ad aver fatto il giro del mondo in bici, vuole essere la donna più veloce ad attraversare i 48 stati attigui degli Stati Uniti in 48 giorni. Ma questa volta non è solo un record sportivo, la sua impresa vuole essere anche un’importante campagna di solidarietà per le donne dell’Uganda.
Obiettivi: conquistare un secondo Guinness World Record – Devolvere 48 biciclette per l’Uganda
Percorso: 12.000km Partenza: 30 aprile 2016
I numeri:
• 48 Stati da attraversare
• 75.000 mt di dislivello
• 6 zone climatiche
• 7 fusi orari
• 48 Bici per le donne dell’Uganda
• 1 deserto
Paola ha concluso la sua impresa in 43 giorni, 5 giorni in meno rispetto a quello che aveva programmato ed è un nuovo Giunnes World Record.