Non sono mai stati teneri con le scelte viabilistiche del Comune, ma questa volta la posizione dei membri dell’Associazione Pendolari di Piacenza è ben diversa. “Pendolare” fa spesso rima con ciclista e proprio su questo tema interviene il movimento guidato da Ettore Fittavolini. In particolare si parla delle modifiche alla viabilità lungo il tratto di Corso Vittorio Emanuele che dal dolmen arriva fino a Barriera Genova, tra senso unico, pista ciclabile, parigine e ora il cordolo giallo. “Se nella nostra città, come purtroppo nel resto del paese, vi fosse un minimo di conoscenza e quindi di pratica dell’educazione stradale, unita ad una spolverata di educazione civica, non ci sarebbe bisogno di dovere delimitare le piste ciclabili con cordoli invalicabili, a protezione dell’utenza su due ruote”.
“In questo caso con l’aggravante (e chi scrive è cicloamatore praticante) che il ciclista medio visto circolare a Piacenza sulle ciclabili, ma non solo, avrebbe bisogno di un patentino prima di cavalcare anche un triciclo”.
LA LETTERA DI ETTORE FITTAVOLINI
Proponiamo con effetto immediato la distruzione del cordolo “killer” che in Corso Vittorio Emanuele sta mietendo ciclisti come il grano a giugno. Questo è il primo pensiero che ci viene in mente in merito all’ecatombe di cadute che, a leggere le cronache di giornale, si stanno verificando in zona. Sicuramente il maledetto serpente giallo ha vita propria e, facendo finta di essere diritto e ben ancorato all’asfalto, improvvisamente si anima e si diverte a strisciare facendo ruzzolare i malcapitati che hanno l’ardire di percorrere la nuova pista ciclabile.
Ma, occupandoci da decenni di mobilità sostenibile, noi che non siamo mai stati teneri con le scelte cervellotiche di Giunte ed Assessori che si sono succeduti sugli scranni di Palazzo Mercanti, qualche seria considerazione in merito vorremmo farla.
Innanzitutto, che una macchiolina di città come la nostra, lunga dalla Besurica al ponte sul Po la bellezza di km. 3,5, abbia gravi problemi di traffico automobilistico la dice tutta sulla propensione del piacentino medio a muoversi in macchina anche per prendere il caffè sotto casa, togliendola dal garage ed entrando con il mezzo al bar.
In questo sostenuti da una parte di commercianti “corto miranti” per i quali il fatto di percorrere 100 (cento) metri a piedi costringendo i vessati clienti a parcheggiare sotto mura per andare sul Corso provocherebbe un crollo irreparabile degli incassi.
Ricordiamo le lamentazioni che si sono succedute quando furono installate le colonnette di metallo (tuttora presenti, e che non sono “parigine”) sull’altro lato della strada, a delimitazione dell’ormai “vecchia” ciclabile, definite invisibili (nonostante fior di segnaletica stradale) e quindi regolarmente abbattute da psuedo guidatori incapaci di percorrere la via senza sbandare. Ed oltretutto con la ciclabile diventata parcheggio inventivo dei nostalgici dei bar “drive in “della via.
Se nella nostra città, come purtroppo nel resto del paese, vi fosse un minimo di conoscenza e quindi di pratica dell’educazione stradale, unita ad una spolverata di educazione civica, non ci sarebbe bisogno di dovere delimitare le piste ciclabili con cordoli invalicabili, a protezione dell’utenza su due ruote.
A New York, che un tantino più trafficata del nostro piccolo borgo lo è, oltre ad un sistema semplice ed intelligente di “bike sharing” (altro che il nostro Mi Muovo ! ) in tutta Manhattan ci sono le “bike lanes” ovvero piste delimitate da due strisce dipinte dall’asfalto con il logo della bici e null’altro, ma lì mai nessuno si sognerebbe di camminarci sopra (come succede da noi sulla ciclabile di via IV Novembre) e men che meno di parcheggiarci la macchina, perché se la vedrebbe rimossa nel giro di 5 minuti.
Lì la Traffic Police del NYPD funziona e la si vede in giro al lavoro e ferma ad ogni incrocio a controllare il traffico: possiamo dire lo stesso, con tutto il rispetto, della nostra beneamata Polizia Municipale?
Non entriamo nel merito estetico della soluzione (ad oggi provvisoria, ma in Italia, ben lo sappiamo, non c’è nulla di più definitivo del provvisorio) ma, per le motivazioni di cui sopra, a mail estremi (l’inciviltà conclamata e l’anarchia viabilistica) estremi rimedi.
In questo caso con l’aggravante (e chi scrive è cicloamatore praticante) che il ciclista medio visto circolare a Piacenza sulle ciclabili, ma non solo, avrebbe anch’esso bisogno di un patentino prima di cavalcare anche un triciclo, ovvero, ad esempio:
1) rispetto della segnaletica stradale
2) segnalare le intenzioni di svoltare
3) tenere le mani sul manubrio (invece di utilizzare il cellulare)
4) non usare gli auricolari
5) nelle ciclabili bidirezionali, quale quella del Corso, tenere la destra, senza zigzagare
6) non andare contromano sulle ciclabili monodirezionali (viale Dante, ad esempio)
7) rispettare il limite di velocità, che sulle ciclabili è di km. 25/h
8) dotare la bicicletta di luci anteriori e posteriori funzionanti (sono obbligatorie!)
Ma soprattutto guardare dove si va, perché non sono i cordoli che si muovono, ma i ciclisti sbadati che ci vanno sopra. Grazie per l’attenzione.
Ettore Fittavolini
Presidente Associazione Pendolari Piacenza