Scuola, Cgil: “Per il nuovo anno ci aspettiamo l’ennesima emergenza organico”

“Siamo alle solite: per il prossimo anno scolastico 2016/2017 si riconferma  per le scuole dell’Emilia Romagna  l’ormai pluriennale “EMERGENZA ORGANICI DOCENTI E ATA”, un mantra che si ripete ogni estate e che costringe le scuole all’incertezza della programmazione, compromette la qualità dell’offerta formativa, mette in fibrillazione le famiglie e condanna alla precarietà il personale della scuola” così la Cgil lancia l’allarme inerente il sistema scolastico e l’organico di settore.

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IL COMUNICATO DELLA CGIL EMILIA ROMAGNA

Dal quadro complessivo che mette a confronto le risorse assegnate dal MIUR per l’anno scolastico 2016/17 in sede di organico di diritto (39.859 docenti  posti comuni, 5408 posti di sostegno didattico e 12.994 ata) , l’aumento della popolazione scolastica  (circa 7000 studenti in più dello scorso anno  pari all’ 1,31% contro una media nazionale dello 0,31%) e i posti assegnati alla Regione Emilia Romagna  in sede di organico di fatto  2015/2016  ( 42.514 docenti posti comuni,  5892 posti di sostegno didattico, 13864 ata) emerge un  considerevole divario fra  i posti  ad oggi assegnati, quelli assegnati lo scorso anno  in sede di organico di fatto  e le effettive esigenze rappresentate dalle istituzioni scolastiche e  dagli uffici di ambito territoriale, divario  che si concretizza in almeno  3500  docenti di posto comune,  600 docenti di sostegno e di 1100 posti di personale amministrativo tecnico e ausiliario, che devono essere ulteriormente assegnati  per garantire  l’avvio del prossimo anno scolastico e l’ordinario funzionamento  delle scuole  della nostra regione.

Oltre a queste differenze numeriche che ci offrono la dimensione della gravità del problema,  esistono anche  altre caratteristiche peculiari  che connotano il nostro sistema  emiliano-romagnolo e che giustificano la necessità di un contingente aggiuntivo di posti:

– Forte richiesta di iscrizione alla scuola dell’infanzia statale – Forte richiesta  di tempo pieno alla scuola primaria e di tempo prolungato  alla scuola media non solo per esigenze sociali, ma per una specifica scelta educativa – La più alta media nazionale di studenti  che frequentano gli  istituti  tecnici e professionali, scuole che richiedono un maggior numero di docenti – Alta percentuale  di flussi migratori  e di ricongiungimenti familiari – Un crescente bisogno  di istruzione degli adulti e di corsi serali – Un aumento degli alunni con disabilità  e un consolidamento  dell’alta percentuale  di allievi con bisogni educativi speciali – Attivazione e prosecuzione di classi di strumento musicale per la scuola media e per i licei musicali e coreutici

– Posti per la statalizzazione dell’Istituto  Fermi di Modena e per completamento della statalizzazione  dell’Istituto Aldini Valeriani di Bologna – Esigenza di personale docente e Ata aggiuntivo a causa di problematiche ancora esistenti nelle zone del sisma – In particolare per gli Ata si rileva che, pur in presenza di un “dimensionamento selvaggio”, che ha prodotto in alcune province una rilevante perdita di posti di lavoro, non è diminuito il numero dei plessi scolastici, il numero degli alunni che necessitano di assistenza di base, che grava sui collaboratori scolastici e il carico di lavoro degli amministrativi e dei tecnici

Infine c’è la necessità di garantire un grado di sicurezza coerente con le norme vigenti: classi dove siano rispettati i parametri  relativi alla capienza delle aule e non classi pollaio.  Ricordiamo che questi numeri, al di là delle evidenti motivazioni di vivibilità e di didattica, in troppi casi, non consentono né di rispettare le norme per la sicurezza, né i parametri numerici previsti per la formazione delle classi.

Viene smentito, per l’ennesima volta, il proclamato annuncio di investimenti sulla scuola.  Se si vuole “una buona scuola”, se si dichiara che “sulla scuola si gioca il futuro del paese”, non bastano gli annunci, bisogna dotare la scuola pubblica di risorse umane e finanziarie e non privarla addirittura di quelle indispensabili per l’ordinario funzionamento. Si tratta di restituire alla scuola emiliano romagnola “il maltolto” della stagione dei tagli lineari, risorse che costituiscono le condizioni essenziali di una scuola di qualità.

Oggi, chi di fatto sottrae preziose risorse all’istruzione pubblica, sta pregiudicando l’arricchimento culturale e le potenzialità della ricerca scientifica e tecnologica dei prossimi vent’anni e si assume una grave responsabilità nei confronti delle generazioni future. 

Chiediamo pertanto al Direttore Generale dell’Ufficio  Scolastico  Regionale per l’Emilia Romagna  di rappresentare  al Miur  la difficile  condizione   del sistema scolastico  emiliano romagnolo che sta pagando un prezzo altissimo  sia in termini quantitativi che qualitativi e la conseguente necessità dell’assegnazione di un ulteriore contingente   di posti  per l’adeguamento  dell’organico  alle situazioni di fatto: almeno 3500 docenti posti comuni,  600 posti di sostegno e 1100 posti di personale amministrativo tecnico ed ausiliario Al Presidente e a All’Assessore all’Istruzione della Regione Emilia Romagna di assumere un impegno concreto per dare attuazione a quanto sottoscritto nel Patto per il Lavoro “il destino economico e sociale di un territorio dipende dal livello qualitativo e quantitativo di istruzione dei suoi abitanti. La scolarità è la nuova discriminante sociale sia a livello individuale che collettivo. Per prevenire il circolo vizioso dello svantaggio sociale, è necessario investire sul diritto allo studio, sull’innalzamento dell’obbligo scolastico e sui servizi educativi per l’infanzia che rivestono un ruolo cruciale per la promozione del successo formativo, la riduzione delle disuguaglianze e per la garanzia del benessere sociale ed economico delle generazioni future”.