"Siamo carabinieri, apra la porta". Sentendo queste parole in piena notte un uomo di 58 anni residente a Saliceto di Cadeo (Piacenza) aprì la porta di casa si trovò di fronte tre individui che lo massacrarono di botte provocandogli lesioni e fratture varie guaribili in 30 giorni. Dopodiché i tre rubarono all'uomo l'auto (una Lancia Lybra), un cellulare IPhone 6 e il portafogli contenente alcuni contanti. Dopo la rapina il gruppo fece perdere le proprie tracce e il malcapitato padrone di casa corse dalla vicina a chiedere aiuto. I fatti risalgono al 20 agosto 2015. Giunti sul posto in pochi minuti i carabinieri trovarono la vittima sanguinante e dolorante che raccontò di essere stata rapinata da una banda di criminali. Dopo aver controllato i documenti del 58enne, però, i militari si resero subito conto che dietro all’episodio di violenza poteva esserci qualcosa di più: l’uomo, infatti, aveva sulle spalle una lunga sfilza di denunce per truffa, raggiri perpetrati in maniera seriale a imprenditori della provincia di Piacenza e non solo. Un regolamento di conti? Approfondendo la questione gli investigatori decisero così di concentrarsi sulla truffa più recente: pochi mesi prima, infatti, il 58enne aveva acquistato sei forme di Parmigiano Reggiano da un’azienda di Reggio Emilia utilizzando (è proprio il caso di dirlo) un amico come intermediario e pagando i 6mila euro pattuiti con un assegno falso.
LE INDAGINI
I carabinieri sono partiti dal telefono cellulare rubato al truffatore iniziando una serie di intercettazioni telefoniche che hanno condotto in poco tempo gli inquirenti a un uomo cinese titolare di un negozio. Quest’ultimo è risultato ben presto estraneo ai fatti, colpevole solo di aver acquistato il telefono senza approfondire la provenienza dell’apparecchio (leggerezza costata comunque una denuncia per incauto acquisto allo straniero). Prendendo in considerazione però la scheda SIM, intestata a una donna, gli inquirenti sono in effetti risaliti al titolare della ditta di Reggio Emilia, un uomo di 48 anni. Quest’ultimo, in sostanza, aveva arruolato due nomadi di 54 e 43 anni, zio e nipote, e insieme a loro si era recato a casa del truffatore deciso a farsi giustizia da solo con una spedizione punitiva in piena regola. Regolamento di conti, però, costato caro: i tre sono stati denunciati a vario titolo per rapina, lesioni aggravate ed estorsione. Secondo gli inquirenti il 48enne si sarebbe presto vendicato anche dell’amico del truffatore che fece da garante nella compravendita di formaggio: l’imprenditore, infatti, avrebbe telefonato al compare poche ore dopo la rapina dicendogli: “Hai visto cosa è capitato al tuo socio, stai pronto perché il prossimo sei tu”. Pare che dopo questa esperienza il 58enne abbia deciso di uscire dal giro delle truffe.