Piacenza, la sua anima turistica e la caccia ai finanziamenti

Sette minuti per il turismo, per passare dalle parole ai fatti. O per meglio dire ai finanziamenti. È stato, infatti, questo il tema del secondo incontro organizzato dall’Associazione Piacenza Cultura Sport e Elisabetta Rapetti. Sul tavolo, come per il primo incontro, un argomento quanto mai scottante: l’anima turistica di Piacenza. «Argomento complesso e articolato su cui vogliamo arrivare a conclusione con dei progetti fattivi – ha esordito Elisabetta Rapetti che ha coordinato gli interventi dei relatori – Abbiamo l’ambizione di arrivare a degli obiettivi tangibili e concreti. Di turismo se ne parla in tante forme, ma la domanda che ci dobbiamo fare è: siamo presi sul serio? Pochi giorni fa mi sono sentita dire da un’amica di Riccione: di che turismo parlate a Piacenza? Turismo non è sinonimo di mare. Il nostro territorio è ricco di risorse che possiamo e dobbiamo sviluppare. Il futuro sviluppo del nostro territorio – ha continuato Rapetti che è anche assessore al commercio, sviluppo economico associazionismo e tempo libero nel Comune di Gossolengo e membro del Pd – passa attraverso la legge regionale della Regione Emilia Romagna sul Turismo e sulle Pro Loco, e l’aspirazione a creare uno stato di collaborazione fattiva. Come amministratore a Gossolengo sto lavorando sulla fusione tra Gossolengo, Travo e Rivergaro e sono convinta che solo l’ampio respiro possa darci una reale occasione di promozione e valorizzazione». 

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La Legge regionale, illustrata da Elenà Libè, si fonda sulle cosiddette aree vaste o “destinazioni turistiche” che vanno a definire i prodotti e le offerte sulle quali investire, in un regime di collaborazione tra gli enti locali e le aggregazioni private che si occupano di turismo. «Per ottenere i finanziamenti – ha sottolineato Libè per rispondere alla domanda di Marco Castelnuovo dell’agenzia di comunicazione What Studio – si dovrà individuare un progetto di area vasta che può sovrapporsi a un’area amministrativa come per esempio quella di Parma e Piacenza o basarsi su un’area progettuale. Presentare il progetto in collaborazione con soggetti privati e pubblici e richiedere i finanziamenti». 

Dopo la presentazione di Elena Libè sono partiti gli interventi dei relatori Fabio Malusardi, presidente dell’Associazione Piacenza Cultura Sport, Giampietro Comolli, manager distretti tematici produttivi made in Italy e Franco Villa, presidente Unpli Unione Nazionale Pro Loco Italiane. 

«La nuova legge – ha sottolineato Giampietro Comolli, manager distretti tematici produttivi made in Italy – ci dice di aggregare tutti i soggetti pubblici in una struttura e lasciamo ai privati la facoltà di gestirsi in rete. Per ottenere dei contributi abbiamo bisogno di parametri. Se prendiamo come parametro il numero dei posti letto e il numero dei pernottamenti è evidente che siamo il fanalino di coda con la Romagna che la fa da padrone. Piacenza ha una vocazione turistica, ma ha voglia di essere città turistica? La nostra vocazione è quella di una meta di passaggio dedicata al viaggiatore errante, avendo ben chiaro questo dobbiamo creare una struttura formata e articolata in grado di assecondare le esigenze dei turisti».

Partendo dal presupposto che «con la nuova legge regionale diventa molto più complicato, se non impossibile accedere ai finanziamenti pubblici» Fabio Malusardi ha presentato il Crowdfunding, o finanziamento dal basso. «Questo tipo di finanziamento è stato utilizzato nella campagna elettorale di Barack Obama alla sua prima elezione. Non c’è un limite alle iniziative che possono essere promosse tramite il Crowdfunding. Tutti possono accedervi: privati, startup, aziende, associazioni. In Italia esistono numerosi portali specializzati nella raccolta fondi, basta iscriversi, presentare il proprio progetto e sperare di trovare i propri sostenitori».

Sul tavolo degli imputati, accanto ai finanziamenti è salità anche: la comunicazione. A porre il problema il giornalista Gianfranco Salvatori «Piacenza è comunicata? E come è comunicata?»

Male è stata la risposta che ha messo d’accordo relatori e professionisti del settore.

«A Piacenza le occasione per fare il salto di qualità ci sono state, ma non le abbiamo volute – ha sottolineato Renato Zurla – Nel 1994  a Capannette di Pei dovevamo nascere il più grande parco d’Europa, non si è fatto nulla per non urtare la sensibilità e gli interessi alcuni». 

Il prossimo appuntamento

In chiusura di serata Elisabetta Rapetti ha annunciato il tema della terza serata che sarà dedicata ai progetti. «Vogliano entrare nel fattivo. Questa sera lo abbiamo fatto, ma con il terzo incontro lo faremo ancora di più andando a dialogare con le idee del territorio per trovare insieme progetti da realizzare. Chiediamo a tutti quanti hanno nel cassetto un progetto che vorrebbero realizzare di presentarlo, insieme uniremo le forze per trovare il modo e i fondi per trasformarlo in realtà. Le istituzioni hanno tempi burocratici lunghi. Noi vogliamo lavorare sugli spunti del territorio».