Contratto fermo da 7 anni e precariato, la scuola si ferma e scende in piazza

FLC CGIL, CISL Scuola, UIL Scuola e SNALS Confsal hanno proclamato lo sciopero nazionale generale della scuola per oggi, venerdì 20 maggio. A Piacenza i sindacati si sono radunati con bandiere e striscioni in piazzetta Del Tempio davanti alla Prefettura. "Ancora numerosi i fronti aperti – spiega Manuela Calza della Flc Cgil – innanzitutto siamo qui per il contratto che non viene rinnovato da ben sette anni. La Corte costituzionale e una successiva pronuncia del Tribunale di Roma hanno sentenziato l’illegittimità di ulteriori rinvii". Problemi riguardano anche il personale amministrativo tecnico e ausiliario (ATA) "ignorato dalla 107 ma oggetto di attenzioni inaccettabili dalle varie leggi di Stabilità che tagliano l’organico, riducono la possibilità di sostituire il personale assente, riversano sulle segreterie scolastiche profluvi di adempimenti che nulla hanno a che fare con la funzione istituzionale della scuola". "Vogliamo la scomparsa completa e definitiva del lavoro precario attraverso il riconoscimento pieno di chi ha maturato diritti all’impiego per aver prestato servizio per almeno 36 mesi (limite imposto dalla Corte di Giustizia europea) da supplente e per aver acquisito titoli validi alla stabilizzazione" aggiunge infine Calza. Ma vi sono altre motivazioni che hanno condotto i sindacati in piazza in tutta Italia, come si legge in una nota: "Per una valorizzazione della professione docente, centrata – diversamente da quanto prevede la legge 107 – sulla valutazione del lavoro collegiale e sull’impegno individuale, alleggerito dagli attuali eccessi burocratici – attraverso l’introduzione di meccanismi oggettivi di progressione della carriera da definirsi in ambito contrattuale. Il salario va ricondotto all’accordo fra le parti e sottratto all’arbitrio di un organo democratico". "Per la libertà d’insegnamento e l’imparzialità della Pubblica Amministrazione, incompatibili con la “chiamata diretta” dei docenti da parte del dirigente scolastico". "Per i dirigenti scolastici. Non è più accettabile la sperequazione con la dirigenza pubblica, né il sovraccarico di incombenze e responsabilità cui fa riscontro un calo delle retribuzioni". "Per investimenti nell’istruzione che colmi il gap con la media degli investimenti dei paesi Ocse (5,9%) incrementandoli di un punto di PIL".

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