Straordinaria produzione scaligera, quanto insolita quella della poco rappresentata opera di Umberto Giordano “La Cena delle beffe”. Sia il direttore d’orchestra Carlo Rizzi che il regista Mario Martone sono riusciti a conferire al soggetto, noto come “litterature oper”, un andamento lirico e di grande profondità drammaturgica. Andata in scena alla Scala il 20 dicembre 1924, la Cena delle beffe rivive del testo teatrale di Sem Benelli come una libera creazione letteraria che, grazie alla musica, diventa dramma vissuto, poesia di sentimenti tragici che si sostanziano nella gelosia di due fratelli Neri e Gabriello Chiaramontesi, innamorati entrambi della stessa bellissima donna, Ginevra. Ricordo questo spettacolo per la partecipazione di Martone, come maestro di regia, che esalta la vicenda interiore dei personaggi insieme alle scene di Margherita Palli che suddivide il palcoscenico in due piani, il ristorante ove si svolge la cena e una serie di palazzi che fanno riviere la Firenze di Lorenzo, il Magnifico. Martone per lunghi anni ha lavorato al Festival del cinema di Bobbio e mi piace in questo contesto tenere vive la attualità del grande conoscitore dell’animo umano, amante del nostro territorio, del nostro paesaggio e della nostra cucina. Orchestra svettante e narrativa, interpreti grandi nel declamato come nel pezzo chiuso: Giannetto Malespini, Marco Berti; Ginevra, Kristin Lewis; Neri Chiaramontesi, Nicola Alaimo; il Dottore, Bruno de Simone; Lisabetta, Jessica Nuccio; Gabriello Chiaramontesi, Leonardo Caimi.
Maria Giovanna Forlani