Truffe agli anziani, oltre 60mila euro rubati da inizio anno. Come difendersi

Non si placa l'allarme truffe agli anziani. I carabinieri hanno messo mano ai rapporti stesi da inizio anno e, visti i numeri da capogiro, hanno deciso di rilanciare gli avvertimenti, ormai noti, ma a quanto pare mai sufficienti. Dall’inizio del 2016, vale a dire in soli quattro mesi, il bottino delle varie truffe messe a segno ai danni di anziani ammonta a oltre 60mila euro in contanti ai quali vanno aggiunti monili in oro, gioielli e oggetti preziosi. E stiamo parlando solo dei casi seguiti dall’Arma dei carabinieri ai quali andrebbero sommati anche gli episodi denunciati alla polizia. Insomma una vera escalation. Nella speranza che possa essere d’aiuto andiamo ad analizzare le due truffe maggiormente messe in atto, almeno stando a quanto trapela dai verbali dell’Arma.

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LA TRUFFA DELL’AVVOCATO

Tutto inizia con una telefonata da parte di un presunto carabiniere o di un avvocato che dice: “Suo nipote (o suo figlio a seconda dei casi) ha causato un sinistro stradale e ora è qui con noi in caserma. Avrebbe bisogno subito di soldi per poter sbrigare le prime pratiche, anche perché la sua auto non è assicurata” il tutto minacciando denunce, querele e guai di vario tipo per il familiare. La vittima del raggiro molto spesso si fa prendere dal panico e decide subito di “collaborare” accettando di incontrare i falsi avvocati o i falsi carabinieri a un orario e in un luogo stabilito. A volte sono gli stessi truffatori a recarsi a casa dell’anziano, fatto sta che alla fine il malcapitato arriva a cedere ai truffatori le somme richieste, spesso si tratta di cifre ingenti.

Può capitare che però la vittima designata raggiunta al telefono non si fidi e voglia approfondire la questione prima di cedere i soldi. Attenzione perché a quel punto i malintenzionati hanno già pronto il piano B. Prima però è doverosa una premessa: durante una qualsiasi telefonata tra apparecchi fissi si innesta un normale meccanismo che però non tutti conoscono. Se una delle due persone che stanno parlando al telefono riattacca ma l’altra persona non lo fa, la linea non si interrompe e resta per così dire “viva”, ovvero le due persone restano in contatto: in questo modo se la persona che ha riattaccato la cornetta riporta all’orecchio il telefono troverà di nuovo la persona con cui stava chiacchierando poco prima e che a differenza sua non ha riagganciato. Ebbene, i malviventi sfruttano proprio questo fenomeno poco conosciuto. Se la vittima del raggiro non si fida e vuole accertarsi di quanto raccontato dai truffatori, questi ultimi la invitano cordialmente a chiamare i carabinieri: “Fa bene a non fidarsi, di questi tempi la prudenza non è mai troppa. Chiami direttamente in caserma che le spiegano tutto”. A quel punto la vittima “mette giù” mentre il truffatore non riattacca e resta al telefono. A questo punto, considerato anche il tenore della notizia appena comunicata, è facile che l’anziano di turno riprenda in mano il telefono e chiami nel giro di pochi secondi il 112. I malviventi, che ricordiamo stanno tenendo occupata la linea, sentono il rumore dei tasti digitati dalla persona e quando la vittima digita il terzo tasto (ovvero il 2 di 112) rispondono: “Carabinieri buongiorno!”. A quel punto il gioco è fatto: la persona chiede conferma di quanto raccontato dai truffatori poco prima e gli stessi truffatori (magari un complice giusto per cambiare voce) confermano il tutto convincendo il malcapitato a pagare la famosa e ingente somma.

Si parla di 13 episodi andati tristemente a buon fine da inizio anno per un totale di 20mila euro in contanti. Non solo anziani comunque dal momento che tra le vittime compaiono anch'esso persone di circa 50 anni. Cinque invece le truffe non andate a buon fine.

 

LA TRUFFA DELL’ACQUA CONTAMINATA O DEL FINTO TECNICO

Altra truffa molto diffusa è quella del finto tecnico Iren che si presenta a casa della vittima sostenendo di dover controllare le risorse idriche del condominio o dell’abitazione. Il malintenzionato apre il rubinetto del lavandino in cucina e immerge sotto il flusso d’acqua la mano adeguatamente cosparsa di sostanze chimiche ad hoc. Sostanze che fanno assumere all’acqua colorazioni particolari, in generale il rosso. A quel punto il finto tecnico spiega: “Come temevo, vede questo colore? L’acqua è contaminata da mercurio e dobbiamo purificare l’impianto. Le sostanze che usiamo per la depurazione però emettono vapori in grado di corrodere l’oro e sbiancare le banconote. L’unico posto sicuro è il frigorifero: metta tutti i suoi beni in un sacchetto e finché non ho finito li tenga appunto nel frigo”. La vittima casca nel tranello e a quel punto entra in scena un complice, magari entrato di nascosto o con una scusa. Mentre il finto tecnico “lavora” al rubinetto distraendo il padrone di casa, il compare ruba i beni preziosi dal frigo. Quando la vittima capisce quanto accaduto è ormai troppo tardi.

Sette le truffe di questo tipo andate a buon fine per un totale di 40mila in contanti sottratti, quattro quelle tentate e non riuscite.

 

COME FARE PER DIFENDERSI?

Lo spiega il maggiore Massimo Barbaglia, comandante del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Piacenza: “Innanzitutto quando si ha anche solo un dubbio, chiamare subito i carabinieri per una conferma. Nel caso della truffa dell’avvocato, cambiare apparecchio e magari telefonare con un cellulare. I truffatori sono dei veri professionisti della parola, sono in grado di convincere le persone a compiere i gesti più strani, fanno credere di avere informazioni che in realtà non hanno, sono davvero preparati. A questo punto l’unica soluzione è questa: quando qualcuno telefona, chiede di entrare in casa o chiede soldi la prima cosa da fare è fermarsi. Fermarsi, magari interrompere un attimo la conversazione e riflettere: partiamo infatti dal presupposto che non vi sono questioni che necessitano di essere risolte in pochi minuti, tutto può essere rimandato o ritardato. Quindi prima di agire o di lasciare che altri agiscano, fermarsi e pensare. Riflettere e magari chiamare i carabinieri o un parente”.