M5S: risparmiatori sotto attacco. Più Europa significa più economia finanzia

Sempre a chiedere soldi ai cittadini! La Corte dei Conti ci avvisa che la ripresa economica è debole e incerta e non è da escludere un intervento sull’aliquota IVA. Qualcuno forse si meraviglia? Ma in questi anni (perché la crisi ormai perdura da oltre un lustro) il governo centrale oltre a tagliare servizi e aumentare le accise cosa ha realmente fatto in favore dell’economia? Intendiamo di quell’economia che genera reddito e lavoro, che dà valore aggiunto al mercato italiano, non alle banche. E invece nel settore bancario il Governo è stato attivissimo (giusto per far capire le priorità che ci impone la nostra permanenza in Europa), partendo dal gennaio 2014, quando grazie al decreto BankItalia le banche e le assicurazioni private ricapitalizzarono i propri istituti con 7,5 miliardi di riserve della nostra Banca centrale. 

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Proseguendo nel 2014, con il DL Crescita (91/2014) il governo Renzi tentò di reintrodurre l’anatocismo nella legge bancaria (modificata pochi mesi prima in senso inverso dalla legge di stabilità), ma la norma non venne convertita in legge ed il tentativo fallì. È però di questi giorni la polemica intorno ad un nuovo tentativo mascherato inserito nella legge di conversione del DL 18/2016 (decreto banche). Il lupo, insomma, perde il pelo ma non il vizio. 

Nel 2015 invece viene deliberato l’obbligo per le banche popolari di diventare società per azioni dando il via a una serie di acquisizioni e accorpamenti e nello stesso anno vengono introdotte anche nuove regole di bilancio in modo da dedurre più velocemente dal reddito delle banche le perdite sui crediti deteriorati. Poi a dicembre 2015 si arriva al meglio con il decreto salva Etruria per cui grazie al nostro Governo si è preferito salvare 4 banche che rappresentano l’1% del mercato bancario nazionale con i soldi del “fondo di Risoluzione”, alimentato dalle altre banche nazionali. Preludio al famosissimo Bail-in del 2016, legge tale per cui la crisi di una banca viene risolta attraverso la riduzione di valore delle azioni e dei crediti dei correntisti. 

Ma non c’è fine al peggio per cui subito nelle scorse settimane ecco l’ennesima mazzata: in sede di attuazione  di una direttiva UE (la 17/2014), lo schema-base del decreto attuativo (vedremo poi che ne sarà a seguito delle modifiche proposte dalle opposizioni) recepisce a piè pari una norma, di per sé già estremamente generica ed ambigua, da cui si desume che, in caso di inadempimento di un contratto di mutuo immobiliare da parte di un consumatore, la banca possa, attraverso un’apposita clausola, ottenere il trasferimento del bene immobile posto in garanzia senza passare per l’attuale controllo giudiziario in sede esecutiva. Il governo sembra insomma voler adottare un approccio meramente ‘privatistico’ in una materia così delicata senza nemmeno preoccuparsi di fornire un quadro procedurale chiaro. Dobbiamo quindi tutti chiederci da dove proviene un cambiamento così rilevante di stampo ultra liberista nel rapporto fra creditore e debitore; in un rapporto nel quale il debitore è, tra l’altro, anche consumatore (quindi, riterremmo, la categoria più protetta dal nostro ordinamento come da quello comunitario); in un settore economicamente centrale quale le compravendite immobiliari, formalmente tutelato dalla disciplina giuridica delle garanzie reali e protetto dal divieto di patto commissorio; insomma un cambiamento di carattere sistemico, che però si concretizza in poche righe di modifica al Testo unico bancario e viene rivelato al pubblico a neanche un mese dal termine per l’esecuzione della Direttiva. Considerati i nuovi, indefiniti pericoli ed incertezze ai quali questa normativa espone i mutuatari, fa davvero sorridere (di un sorriso però molto  amaro)  la constatazione che tanto la direttiva quanto il decreto stesso si profondano  molto, a parole, sulle loro sedicenti finalità di miglior tutela dei consumatori.

Siamo veramente al paradosso, invece di liberare risorse e far ripartire l’economia e le aziende il Governo pensa solo alla tutela degli istituti bancari. Perché? 

Come siamo arrivati fin qui? Quali le cause? Il meccanismo europeo di cui facciamo parte non ci consente decisioni autonome, del resto ce lo spiega bene Mario Draghi: “l’Italia prosegue sulla strada delle riforme” sottolineando che il processo delle riforme continua come se fosse inserito “il pilota automatico”.

In sintesi: le risoluzioni delle prossime crisi bancarie saranno decise a Bruxelles! Ed a pagare saranno sempre i soliti noti, imprese, famiglie e risparmiatori, sempre più impoveriti, che faticano a comprendere da dove viene quest’incubo. Insomma, dopo il lavoro, rischiamo di perdere anche le nostre case e i nostri risparmi. La sovranità, del resto, l’abbiamo persa da tempo insieme alla nostra dignità.

Il M5S lavora da sempre per il cambiamento perché si comici finalmente a invertire questa rotta.

I consiglieri comunali del M5S