Cane epilettico abbattuto, veterinario sotto accusa. Il giudice: ha agito bene

Si era fatto un gran parlare della denuncia a carico di un veterinario dell'Ausl di Piacenza dopo la soppressione, presso il canile municipale, di un cane epilettico. Un gran parlare, articoli, servizi radiofonici e televisivi e addirittura una raccolta firme. Ebbene, il tribunale ha definitivamente archiviato il caso scagionando il professionista in questione, finito sotto accusa da parte di un'associazione animalista: "Ha agito correttamente". Di seguito il comunicato dell'Ausl con la ricostruzione della vicenda. 


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Il dottor Carlo Riccio era stato accusato di maltrattamento animali per aver emesso, quale compito di istituto, un parere che ha comportato la soppressione di un cane, al canile comunale. Rispetto all’esposto presentato da un’associazione locale (Arca di Noé), la Procura aveva esaminato gli atti e non era risultata alcuna irregolarità. Il caso era quindi stato archiviato.  La stessa associazione che aveva sollevato la questione, aveva però posto opposizione a tale atto d’archiviazione, comportando prosieguo del procedimento. Nei giorni scorsi il Giudice del Tribunale ha sentito le parti e riesaminato gli atti, emettendo conferma dell’archiviazione riconoscendo le accuse prive di adeguato fondamento, e confermando pienamente rispettati dal medico veterinario i disposti normativi sul benessere animale.

La soppressione del cane, di nome Jeff, é finita più volte in cronaca locale; ora che il procedimento è stato archiviato, è opportuno anche chiarire che tale la decisione si è basata su elementi oggettivi. 
L’impossibilità di un recupero è stata decisa sulla base di una diagnosi nosografica di un difetto congenito cerebrale, responsabile di crisi d’assenza cognitiva (crisi epilettica) durante i quali avvenivano assalti imprevedibili e morsicature multiple gravi, fuori contesto, cioè che non dipendevano da nessuna azione esterna. 
La diagnosi è risultata possibile solo dopo 6 mesi di tentativi e solo al terzo episodio di lesioni da morso, due dei quali ai danni di esperti di cani. Ai tempi della vicenda, questa malformazione non era ancora stata citata in letteratura se non nel Cocker spaniel; successivamente è stata però scoperta (J.Dehasse) in una linea genetica proprio in cani Golden retriever, la razza di Jeff. 

Il livello di pericolosità dell’animale era da ritenersi letale. Un canide di 20 kg può uccidere e sbranare un giovane cervo di 100. Un Golden retriever come Jeff, giovane adulto di 35 kg atletico, perfetto sul piano muscolo scheletrico, senza rendersene conto avrebbe potuto infliggere lesioni mortali a chiunque. Fuori dalla breve crisi cerebrale, gli esami non potevano rilevare nulla, rendendo ancora più inaccettabile la pericolosità del caso.

L’uso di farmaci sarebbe stato considerato una forma di accanimento terapeutico: non esistono antiepilettici che avrebbero potuto garantire la non ricomparsa di altri episodi. Il difetto di Jeff non avrebbe potuto essere risolto nemmeno chirurgicamente: 3 neuroni difettosi sui 10 miliardi del cervello del cane, non sono né individuabili e tanto meno asportabili. 

Per un veterinario, inoltre, è essenziale l’applicazione della normativa sui bisogni del cane, tra i quali, essenziali come la fame e la sete, sono le relazioni sociali, per Jeff impossibili, a vita. Nessuno avrebbe più potuto giocare con lui, perché anche l’imbragatura più protettiva ha dei punti deboli, soprattutto se i morsi sono imprevedibilmente diversi rispetto a quelli inferti dai cani mentalmente sani.