“Nessuna negligenza. Per salvare il paziente venne fatto il possibile”. Sono stati tutti assolti con formula piena i sette medici piacentini del reparto di Chirurgia dell’ospedale Guglielmo da Saliceto finiti sul banco degli imputati – sei accusati di omicidio colposo, un altro di omissione d’atti d’ufficio – per la morte di una 55enne piacentino causata da una emorragia interna. L’uomo venne ricoverato alla fine di gennaio del 2013 per una peritonite (affetto da diverticolo di Meckel) e venne operato 24 ore dopo. Qualche ora dopo morì. Secondo la famiglia il caso venne sottovalutato dall’equipe medica e l’intervento chirurgico intervenne con colpevole ritardo. Non così l’hanno pensato i giudici del collegio (il presidente Italo Ghitti, Gianandrea Bussi e Milani) che oggi (17 marzo) hanno pronunciato la sentenza dopo un processo lungo e combattuto a suon di perizie. Anche il piemme Ornella Chicca aveva chiesto l’assoluzione.
“Un processo complicato, ben istruito a livello dibattimentale, in cui è emerso chiaramente che non ci sono responsabilità penali. I chirurghi hanno fatto il massimo di quello che potevano fare per salvare la persona – ha detto l’avvocato di uno dei medici, Alessandro Pistochini del foro di Milano – C’è naturalmente soddisfazione anche se spiace per il decesso di una persona. Il processo penale a mio avviso non è però la sede per affrontare questa tematica”. Anche uno dei medici coinvolti si è espresso in questi termini. Dopo mesi di pressione è stato un sollievo. “E’ stata fatta finalmente luce su un caso molto complesso dove noi abbiamo fatto tutto quello che bisognava fare. Purtroppo l’esito dei nostri sforzi non è stato all’altezza delle nostre aspettative e questo purtroppo nel nostro mestiere può capitare. Nel corso di queste udienze è saltata fuori non solo una verità processuale, ma anche una verità di fatto: e cioè che da parte nostra non c’è stata negligenza o imperizia”.
Molta amarezza invece nei famigliari della vittima: “In questo processo non p emersa la verità. Questa sentenza rappresenta un secondo lutto da elaborare”. Il legale di parte civile attenderà ora di leggere le motivazioni (90 giorni) per l’eventuale ricorso in appello.