Omicidio stradale, legge che parla piacentino. Il ricordo di Nico Romanelli

L'omicidio stradale è legge dello Stato. Se ne parla da anni, di acqua sotto i ponti ne è passata parecchia dalla prima volta che si è iniziato a ipotizzare l'introduzione di un titolo di reato che fosse specifico per certi incidenti, con determinate caratteristiche. Una forma di reato che, pur non rientrando nell'omicidio doloso (ovvero quando una persona ne uccide volontariamente un'altra), fosse comunque di "rango" superiore all'omicidio colposo, sinora previsto per casi del genere. E l'omicidio colposo ha pene lievi rispetto alla gravità di certe condotte accertate in tanti, troppi casi di incidenti stradali. Ne è passata di acqua sotto i ponti e di sangue sulle strade ma alla fine il reato è stato introdotto con il sì del Senato. Un momento storico sul quale decide di esprimersi il deputato piacentino del Pd Marco Bergonzi. Ecco il suo intervento.
 
«Dopo tanto parlarne, finalmente l'omicidio stradale è un reato punito dalla legge. Oltre ad essere un provvedimento atteso da anni, ritengo rappresenti prima di tutto un dovere nei confronti delle migliaia di famigliari delle vittime che, condannati ad un dolore senza fine, hanno sin qui dovuto sopportare anche l'ingiustizia della sostanziale impunità di coloro che, magari ubriachi o sotto effetto di sostanze stupefacenti, hanno ucciso un loro caro.
Il nostro è un territorio particolarmente sensibile in argomento; che tale si è dimostrato anche, ed in modo particolare quando, l'estate scorsa una risoluzione che chiedeva l'introduzione del "Reato di omicidio stradale", era stata presentata in modo bipartisan (dai Consiglieri Colosimo-Piacenza Viva e Negri-PD), ed aveva ricevuto poi l'approvazione all'unanimità del Consiglio Comunale di Piacenza. Un gran bel segnale poter dire, "si, su questo ci siamo tutti, siamo tutti d'accordo".
Pertanto, come richiesto nella risoluzione, l'ho portata all'attenzione della Commissione Giustizia della Camera, che stava già esaminando il disegno di legge: con ogni probabilità, non sarebbe cambiato nulla nell'iter, ma ritengo significativo aver mandato un segnale forte, di una sensibilità che unisce tutti.
Oggi che la legge c'è, credo sia molto importante e coerente, adoperarsi affinché sia riconosciuta ufficialmente la "Giornata mondiale in Memoria delle Vittime della strada", così come hanno già fatto le Nazioni Unite e l'Organizzazione mondiale della sanità, al fine di sensibilizzare maggiormente l'opinione pubblica, così come indicato dalla risoluzione del Parlamento europeo del 27 settembre 2011 sulla sicurezza stradale in Europa 2011-2020.
Per questo ho sottoscritto, insieme a diversi Parlamentari un Ordine del giorno che chiede l'istituzione di questa giornata: sarà la terza Domenica di Novembre. Mi auguro che ci si possa arrivare nel più breve tempo possibile».
Una norma di legge, dunque, che ha visto Piacenza unita e attiva su questo fronte. E proprio Piacenza ha registrato, esattamente dieci anni fa, uno dei casi più clamorosi in questo campo, un caso di cui si era parlato a livello nazionale e che aveva gettato nello sconforto una famiglia molto nota e stimata oltre che tutta la comunità piacentina. Parliamo della morte di Nicola Romanelli, 30 anni, giovane e promettente avvocato, figlio dell'ex primario di Radiologia dell'ospedale di Piacenza Francesco Romanelli. Nico, così lo chiamavano gli amici, è stato ucciso il 26 maggio 2006 a Milano, dove viveva e lavorava, mentre attraversava la strada con il verde e sulle strisce pedonali. L'auto assassina era condotta da un giovane risultato completamente ubriaco. Era passato con il rosso superando i limiti di velocità e aveva colpito in pieno il 30enne piacentino, uccidendolo sul colpo. Questo automobilista, 35 anni, originario di Catanzaro, non ha mai fatto un giorno di carcere: il tribunale di Milano lo ha condannato a 22 mesi di reclusione ma la pena è stata sospesa con la condizionale. Morale, per aver ucciso Nico Romanelli ha dovuto "subire" un anno di sospensione della patente. E già in quei giorni della sentenza, era il 2009, si era iniziato a parlare di omicidio stradale. In allegato l'articolo pubblicato sul quotidiano La Cronaca di Piacenza, a firma di chi scrive.