Morsicò due volte, cane soppresso perché pericoloso. E’ battaglia in tribunale

Morsicò prima un avventore del canile e poco tempo dopo un addestratore chiamato a verificarne l’effettiva pericolosità. E’ intorno alla decisione assunta dai veterinari dell’Ausl nel 2014 di sopprimere un Golden Retriever di 18 mesi, ospite del canile municipale di Piacenza, che in tribunale si sta consumando un duro scontro giudiziario. L’associazione piacentina Arca di Noè e l’Enpa nazionale, tramite il loro avvocato Emanuele Solari, hanno deciso infatti di opporsi alla richiesta di archiviazione del procedimento promossa dal piemme Emilio Pisante nei confronti dei due veterinari dell’Ausl (difesi dagli avvocati Gianmarco Lupi e Stefano Sarchi) e del dirigente comunale (difeso dall’avvocato Vittorio Antonini) che avevano assunto la decisione di uccidere il cane in considerazione della sua pericolosità. Per loro l’ipotesi di reato è quella di uccisione di animale e abuso di autorità in violazione alla legge regionale che disciplina proprio i casi in cui è possibile sopprimere un animale.

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Secondo Arca di Noé ed Enpa non sarebbe stato rispettato a dovere il protocollo. In particolare, a loro avviso, dopo l’ultima morsicatura il cane, prima di essere abbattuto, sarebbe stato in osservazione soltanto 2 giorni invece dei 10 previsti dalla norma. Come emerge dalla richiesta di archiviazione, di diverso avviso sono la procura e i legali dei veterinari e della dirigente comunale secondo cui invece non c’è stata alcuna violazione amministrativa e la procedura per la rieducazione dell’animale aveva dato esito negativo. A giorni è attesa la decisione del giudice Giuseppe Bersani se archiviare oppure no.