E' stato accolto da un bagno di folla al suo arrivo all'Università Cattolica di Piacenza. Javier Zanetti, capitano dell'Inter del Triplete e portacolori nerazzurro per oltre un decennio, che per qualche ora è stato insegnante degli studenti dell'ateneo per raccontare la sua esperienza da calciatore.
Presenti anche tanti esponenti del nostro calcio, a partire dal presidente onorario del Piacenza Stefano Gatti e dal dirigente della Lpr Volley e del Fiorenzuola Roberto Pighi. Incalzato dalle domande di Marco Scianò (direttore generale del Piacenza) l'ex giocatore con il consueto aplomb ha risposto a tutte le curiosità dei suoi interlocutori, prima di concedersi alle foto e agli autografi di rito.
Se sono diventato un vincente ed un leader lo devo soprattutto a mio padre – ammette Zanetti – lui era un muratore in Argentina e lavorava tantissimo. Da lui ho imparato la cultura del lavoro ed ho cercato di rispettarla anche nella mia professione. Per ottenere i risultati che ho ottenuto ho sempre dovuto allenarmi duramente, al termine di una stagione pianificavo gli allenamenti per arrivare pronto in quella successiva. Il lavoro paga. Questo vale nel calcio, ma anche nella vita di tutti i giorni
Il legame con la sua Inter è davvero indissolubile…
Ho sempre provato un forte senso di appartenenza verso la mia squadra, fiero di essere interista anche nei momenti meno positivi. Ho costruito tutta la mia carriera sul rispetto, sulla dedizione, deciso a lasciare un segno e a ripagare l’affetto dei tifosi
Nella sua carriera impeccabile ha mai commesso qualche errore di cui si è pentito?
Tantissimi. Tutti commettono errori, l'importante è accorgersene. Ad esempio ne ricordo uno nella finale di Coppa Uefa a San Siro. Ero giovanissimo. Cuper decise di sostituirmi ed io la presi malissimo. C'era San Siro pieno ed io volevo giocare fino in fondo, invece a 5' dalla fine dovetti uscire. Poi però ho riflettuto e ho capito che alla squadra serviva un rigorista. Allora mi son alzato ed ho abbracciato l'allenatore e gli ho chiesto scusa.
Lei che ama profondamente i colori nerazzurri, cos' ha pensato quando Balotelli ha gettato la maglia dell'Inter a terra?
Ho pensato che, per quanto grave, fosse un gesto istintivo, irrazionale e come tale andasse giudicato. Capisco però anche che sia un gesto inaccettabile per i tifosi.
Tornando all'attualità, ora è un dirigente…
Sì e per farlo nel migliore dei modi sono tornato all'università a studiare. Ci sono tanti elementi che sono necessari per fare funzionare bene una squadra, ma sono molto felice di potermi mettere ancora a disposizione dell'Inter.
Prima di tornare a Milano ad occuparsi della sua Inter Zanetti ha ricevuto in omaggio dal presidente Gatti la maglia del Piacenza Calcio.