“Il tavolo dei produttori in programma lunedì è un forte segnale della volontà, da parte agricola, di non compromettere un’intera filiera che per anni è stata fonte di valore aggiunto per un’intera economia territoriale e non solo” – questo il commento di Enrico Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza, all’incontro fissato per il 22 a Parma. Le organizzazioni professionali e le organizzazioni di produttori si incontreranno con l’obiettivo di concordare una strategia comune, dopo che le trattative con la parte industriale si erano arenate nei giorni scorsi. “I produttori sono ben consapevoli del momento e gli agricoltori, in questo clima di totale incertezza, non sono certo tentati di eccedere nell’opzionare superfici a pomodoro, considerando gli elevati e inderogabili costi di produzione a cui sono anticipatamente esposti. Seve che la filiera nel suo complesso trovi un equilibrio – prosegue Chiesa – l’incontro in programma è il primo passo per riaprire il dialogo anche con la parte industriale. A nessuno gioverebbe un settore del pomodoro che si sgretola in balia dell’aggressiva concorrenza dei Paesi competitor che possono contare su strategie produttive basate essenzialmente solo sul prezzo. Del resto – conclude Chiesa – se non si giungerà ad un accordo quadro che possa quantomeno delineare una prospettiva di campagna, le scelte produttive dovranno, necessariamente, essere riorientate, se non in toto in buona parte e a quel punto a risentirne sarebbe un intero comparto e il suo indotto”.
EMISSIONI IN ATMOSFERA: ENNESIMA STANGATA ALL’AGRICOLTURA
Chiesa: sottoporremo alla Regione uno studio sui costi gestionali delle nuove pratiche
L’attuazione delle Linee guida per la riduzione delle emissioni in atmosfera provenienti da attività agricole e zootecniche prevede disposizioni eccessivamente gravose. Ne è convinta Confagricoltura Emilia Romagna che ha avviato un lavoro di verifica a livello regionale sui costi delle nuove pratiche gestionali contenute nelle “Linee guida per la riduzione delle emissioni in atmosfera provenienti dalle attività agricole e zootecniche nell’ambito del Bacino Padano” che sono ora al vaglio della Regione per la definizione delle misure concrete. “L’attuazione di tali disposizioni è l’ennesima stangata per le aziende. Porteremo i numeri all’attenzione della Regione affinché si comprenda l’insostenibilità gestionale e finanziaria di tali norme” – commenta l’allevatrice piacentina Giovanna Parmigiani, presidente della Federazione Nazionale di Prodotto Carni Suine di Confagricoltura. “Chiediamo che prima di procedere e dare seguito alle Linee guida si valuti con attenzione l’effetto che potrebbero generare sulle imprese errate interpretazioni o modalità di applicazione, rendendo l’attuazione di tali disposizioni gestionalmente ed economicamente insopportabile per le aziende agricole – rimarca Filippo Gasparini, presidente della sezione di prodotto Lattiero-Casearia di Confagricoltura Piacenza -. Occorre evitare azioni o disposizioni frutto di scelte fatte a tavolino da alcuni funzionari, che non tengono affatto in considerazione i presupposti di base delle norme ambientali comunitarie: la sostenibilità economica e la ragionevolezza scientifica, spostando l’attenzione sull’analisi costi-benefici delle attività economiche e antropiche, posto che il rischio zero e l’impatto zero, non esistono in nessuna attività umana”. Per richiamare l’attenzione su questo aspetto Confagricoltura Emilia Romagna, con le sedi territoriali, ha deciso di avviare un lavoro di verifica sui costi derivanti dall’adozione di queste nuove pratiche gestionali e delle eventuali modifiche strutturali. Dati e numeri che verranno presto sottoposti all’Amministrazione regionale affinché possa valutare, insieme alle rappresentanze agricole, le modalità più idonee per ridurre le emissioni in atmosfera. “Pur dando massima priorità all’adozione coordinata e congiunta di misure di risanamento della qualità dell’aria e senza volersi sottrarre all’impegno chiesto dall’Ue per ridurre le emissioni in atmosfera, riteniamo – sottolinea il presidente di Confagricoltura Piacenza, Enrico Chiesa – che sia improponibile esigere adesso dalle imprese agricole ulteriori sforzi economici e investimenti strutturali impossibili da realizzare, se non con costi che porterebbero inevitabilmente alla chiusura delle aziende con conseguenze drammatiche sulle filiere di riferimento tra cui quelle Dop e Igp. Per questi motivi riteniamo pertanto necessaria un’attenta analisi della “sostenibilità economica di quanto si andrà a proporre” cioè norme che imporrebbero agli agricoltori e allevatori nuove tecniche per l’utilizzo sia dei concimi chimici che degli effluenti zootecnici, nonché l’applicazione obbligatoria di costosi e talvolta impossibili “miglioramenti strutturali” da realizzare negli allevamenti. Se i prodotti agricoli e zootecnici d’eccellenza della nostra regione costituiscono davvero un vanto e un patrimonio importante per l’economia agricola regionale, non si può al contempo gravare le imprese agricole di costi aggiuntivi portando all’esasperazione l’intero comparto”.