Stop ai furti di bici a Piacenza. Suona come una speranza, e in effetti la è; ma ora è anche il titolo di una pagina Facebook che nel giro di poche ore ha già fatto il giro del web e sta riscuotendo molto successo, segno evidente – se mai ce ne fosse stato bisogno – di quanto il problema sia sentito dai piacentini. L’iniziativa è nata dall’imprenditore piacentino Paolo Garetti che è anche un attivissimo consigliere comunale d’opposizione eletto con la lista Sveglia formata due anni fa per sostenere l’allora candidato sindaco del centrodestra Andrea Paparo. Ed è proprio una svegliata quella che Garetti vuole dare alla città sul tema in questione.
«Il presupposto è che ormai ci si sente impotenti, noi ciclisti come le forze dell'ordine che ormai nulla possono – dice – Diciamo che è un reato percepito come depenalizzato, sia dalla parte lesa che da quella rea. Un gruppo potrebbe creare qualche azione, tipo controllo di vicinato, per rendere la vita un po più difficile ai ladri e ai ricettatori oltre a raccogliere suggerimenti e esperienze per rendergli la vita un po più difficile. Molti non sanno neanche legare la bici correttamente, altri non fanno neanche denuncia (necessaria per riavere la bici in caso di furto) eccetera. Insomma, una specie di chatting room di mutuo soccorso». Occhi aperti da parte di tutti, dunque, per un fenomeno che è diventato sempre più diffuso. E basta buttar lì l’argomento in una qualsiasi piazza di Piacenza per rendersene conto. Chi scrive, giusto ieri stava chiacchierando con un architetto del centro storico di Piacenza che lamentava di aver subito sei furti negli ultimi sei mesi, e in tutti i casi le sue bici erano chiuse con lucchetto all’interno del cortile del suo ufficio, in zona via Scalabrini. «Con una normale serratura, di quelle con le chiavi a punta, si è calcolato che un ladro anche inesperto impiega dai 10 ai 15 secondi per avere accesso» dice Garetti, che da anni lavora nel settore dell’edilizia. Tenere le bici al chiuso, dunque, non basta. Esistono lucchetti particolari, a sezione quadrata, e altre attenzioni per rendere la vita il più difficile possibile a questo genere di ladri che ormai imperversano senza troppe remore per le vie cittadine. Ed è quasi come se gli stessi ciclisti piacentini avessero accettato l’idea di poter subire furti di questo genere. Tant’è che sempre più di frequente si affidano a rivenditori non proprio ufficiali per comprare due ruote a poco prezzo, giusto per non rimetterci troppo in caso di furto. «Il fatto è che si rischia di ritrovarsi in mano la propria bici già rubata» ironizza Garetti. Ma non più di tanto, poi; visto che comprare bici di dubbia provenienza può far incorrere in guai tutt’altro che trascurabili: se la bici in questione è rubata e se il proprietario ha fatto denuncia, ci si può prendere una denuncia per incauto acquisto se non addirittura per ricettazione che è un reato addirittura più grave del furto, anche se non tutti lo sanno. E proprio il tema della denuncia è di grande importanza: «Molti ormai credono che non serva a niente denunciare – sottolinea Paolo Garetti – e non c’è niente di più sbagliato. La denuncia è indispensabile prima di tutto per poter pretendere la propria bicicletta in caso di ritrovamento e poi per fare in modo che il fenomeno venga monitorato e, magari, perché i ladri vengano puniti. E a Piacenza ormai si conoscono». Garetti parla di funzione educativa della pagina Facebook: dare consigli utili, come legare le bici in zone con telecamere, punzonarle (una sorta di carta d’identità del velocipede), chiuderle con strumenti adeguati. E tenere gli occhi aperti: «Se vediamo qualcosa di strano interveniamo anche se la bici non è nostra» scrive Michele, uno dei commentatori della pagina. Vita difficile ai ladri, dunque, nella città con la più alta percentuale di ciclisti d’Italia. E speriamo che sia la volta buona.