No a una data per celebrare a Piacenza una festa della “famiglia naturale”; e niente condanna della maternità surrogata e dello step child adoption (“adizione del figliastro”). Nella settimana in cui il Parlamento italiano è chiamato a esaminare il discusso ddl Cirinnà, il centrodestra piacentino incassa una doppia sconfitta in Consiglio comunale su altrettante risoluzioni presentate dal tandem Massimo Polledri (Lega Nord) e Maria Lucia Girometta (Forza Italia). Con i voti del centrosinistra, del gruppo Misto e del Movimento 5 Stelle, il parlamentino piacentino ha infatti bocciato da una parte il testo che chiedeva l’istituzione di una data per celebrare la festa della famiglia naturale e l’introduzione di un Progetto Famiglia, cioè una serie di interventi tariffari ed economici che implementino le azioni del Comune verso le famiglie, in particolare quelle numerose; dall’altra ha bocciato (18 voti contrari, 5 favorevoli) il dispositivo che puntava a stroncare alcuni dei dettami del ddl Cirinnà invisi soprattutto al centrodestra. “Sono risoluzioni presentate ad arte per mettere in difficoltà il Consiglio visto che le sensibilità dei consiglieri sono diverse. Sono risoluzioni divisive su temi che non attengono le competenze del Comune” ha detto l’assessore al nuovo welfare Stefano Cugini mettendo così al riparo da eventuali imbarazzi la maggioranza consigliare.
E’ sul tema delle adozioni da parte di coppie omosessuali che si è sviluppato in aula un dibattito al quale hanno assistito anche esponenti dell’Arcigay e dell’Agedo.
“Non si può negare che alla base della creazione vi sia il rapporto tra uomo e donna – ha detto Tommaso Foti (Fratelli d’Italia) – Il problema non sono le coppie omosessuali e i loro diritti, ma quello delle adozioni. E’ un problema che nasce da una ragione antropologica. Non possiamo sostenere che l’adozione nelle coppie omosessuali sia un atto secondo natura. Prima di introdurre una legislazione che sovverte l’ordinamento naturale su cui uno Stato si fonda, dobbiamo riflettere bene”. Concetti rimarcati anche da Giovanni Botti (Forza Italia): “Il tema da affrontare dovrebbe essere quello delle scarse tutele che hanno i minori. Decidere del destino del figlio di un altro mi sembra complicato. Si parla di immagine della donna e di utero in affitto, forse è questo il concetto che dovrebbe fare indignare le donne, ancor più della foto di una bella donna utilizzata per pubblicità. E’ vero che la legge deve essere adeguata alla società, ma la società non può disconoscere le ragioni naturali”. Se i 5 stelle con Mirta Quagliaroli hanno bocciato la risoluzione sullo step child adoption definendola “imprecisa e confusionaria”, Guglielmo Zucconi (misto) è stato più fatalista: “Il centrodestra vuole mettere un freno a una macchina che è in discesa, il progresso e i diritti civili vanno avanti. Queste stesse resistenze sono state usate all’epoca del divorzio e dell’aborto, ma poi sappiamo come è andata a finire”.