Vigilessa sospesa per “doppio lavoro”, il Tribunale condanna il Comune

Il caso aveva fatto scalpore lo scorso ottobre a Piacenza: tre dipendenti comunali, due agenti di polizia municipale, un uomo e una donna, e un’impiegata dell’anagrafe, sospesi dal servizio perché scoperti con un altro lavoro oltre a quello pubblico. Stando a quanto emerso recentemente (in maniera alquanto rocambolesca) agli occhi dei funzionari comunali, i tre avevano costituito una società cooperativa che si occupa di onoranze funebri, a quanto pare senza chiedere preventivamente l’autorizzazione all’amministrazione di cui erano (e sono) alle dipendenze, e cioè il Comune di Piacenza. I cui uffici preposti alla gestione di casi del genere (casi peraltro non così isolati, come insegnano le cronache degli ultimi anni) si sono quindi mossi per sanzionare un comportamento giudicato grave, sia per l’ente pubblico sia – vien da dire – per la collettività. E il 21 settembre hanno sospeso dal servizio i tre dipendenti in questione. Con una diversificazione, però: per due di loro (l’agente uomo di polizia municipale e l’impiegata) la sospensione è stata di sei mesi, mentre per la terza persona coinvolta (l’agente donna della Municipale) la sospensione è stata di un mese. E il motivo è il seguente: mentre i primi due sono rimasti attivi nella società cooperativa di pompe funebri, costituita nel 2013, per circa due anni, la terza persona ne è uscita dopo poco più di un mese dalla sua costituzione senza mai, di fatto, aver lavorato. Sanzione meno pensante, dunque. 

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Ma comunque troppo pesante per l’agente piacentina che si è quindi rivolta a un legale opponendosi alla decisione del Comune di fronte al giudice del lavoro. 

E ieri è arrivata la sentenza firmata dal giudice Elisabetta Arrigoni; la quale, pur ritenendo pacifico il fatto che la dipendente avesse assunto nel 2013 la carica di consigliere delegato all’interno della cooperativa in questione e pur ritenendo altrettanto pacifico che la stessa dipendente non avesse chiesto l’autorizzazione al Comune per svolgere quell’attività, ha deciso di accogliere il suo ricorso e di annullare la sanzione dell’amministrazione comunale (giudicata «non proporzionata all’illecito») obbligando l’amministrazione stessa a reintegrare in servizio l’agente. Ma non è tutto: il Comune di Piacenza è stato pure condannato al pagamento delle spese processuali in favore dell’agente che ha fatto ricorso. Totale: 2.100 euro che Palazzo Mercanti dovrà sborsare alla dipendente reintegrata in servizio. 

E questa è solo una delle tre posizioni in ballo. Ora ci sono le altre due persone coinvolte che proprio oggi si presenteranno di fronte al giudice dopo aver fatto anch’essi ricorso dopo la sospensione di sei mesi. Posizioni diverse, lo ricordiamo, dal momento che entrambi i soggetti risultano tuttora soci della cooperativa. Della cui esistenza, peraltro, il Comune è venuto a conoscenza solo qualche mese fa e, come si accennava, in modo rocambolesco: pare infatti che il titolare di un’altra impresa di pompe funebri piacentina si fosse rivolto al Comune di Piacenza lamentando di aver subito una sanzione comminata dalla Polizia municipale quando era al corrente che proprio alla Municipale apparteneva uno dei suoi "concorrenti". Da qui sono scattati gli accertamenti.