Negri, viaggio alle radici dell’esodo. Ultimo giorno per la mostra di Pasquali

E' agli sgoccioli nel Salone monumentale di Palazzo Gotico, a Piacenza, la mostra fotografia del nostro giornalista Andrea Pasquali, autore di vari reportage in giro per l'Italia e per il mondo, con collaborazioni importanti come quella con la BBC di Londra. Una personale intitolata "Negri, viaggio alle radici dell'esodo", dedicata all'Etiopia e in particolare alla regione del Tigray, nel nord del paese africano al confine con l'Eritrea, Paese retto da quella che a ragione o a torto è considerata una delle dittature più sanguinarie del mondo. La sontuosa cornice di Palazzo Gotico, nel cuore di Piacenza, ospita 24 immagini di grande che immortalano momenti di vita e volti di quei luoghi lontani e problematici dai quali partono fiumi umani diretti al Mediterraneo attraversando mezza Africa tra mille pericoli e difficoltà. Un viaggio spesso tragico di cui noi in Europa, in Italia e anche a Piacenza (tra le città italiane con la maggior incidenza di stranieri) vediamo solo la parte finale. Con tutte le conseguenze che ne derivano in termini sociali, umanitari e di sicurezza pubblica. La mostra, patrocinata dal Comune di Piacenza con la collaborazione dell'associazione Via Roma Shopping Area e con l'organizzazione di Blacklemon (agenzia piacentina che ha già "firmato" i più importanti eventi di Piacenza come i Venerdì Piacentini, il Capodanno in piazza Cavalli e tanti altri), ha riscosso un grande successo di pubblico, con visite scolastiche (dal Liceo Scientifico Respighi alla scuola primaria Giordani e altri istituti), e con riconoscimenti a livello nazionale. Nei prossimi mesi si parla già di un allestimento a Roma in una location istituzionale di particolare prestigio. 

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Riportiamo di seguito il testo con il quale Andrea Pasquali ha presentato la mostra che resterà aperta ancora nella giornata di domani, sabato 9 gennaio, dalle 10 alle 12,30 e poi dalle 16 alle 18,30. L'ingresso è gratuito e aperto a tutti. 


Negro è offensivo nel nuovo italiano politically correct sempre più attento alla forma e sempre meno alla sostanza. Oggi si dice nero, oppure “di colore”; termini che lavano la coscienza di tanti popoli europei ex colonialisti pieni zeppi di vecchi sensi di colpa e di nuove frustrazioni, ma soprattutto pieni di paura impotente di fronte a un cambiamento epocale: masse enormi di uomini, donne e bambini si muovono come mai prima d’ora abbandonando le aree povere del Pianeta e spostandosi verso quelle “ricche”. Invadendole, dicono in molti. Siamo di fronte a una migrazione senza precedenti. E l’Europa ha paura. Un’Europa già travolta da mille problemi proprio quando si credeva a un punto d’arrivo stabile e che invece oggi si trova a dover fare i conti con otto anni di crisi che hanno stravolto dinamiche economiche credute immutabili, con il terrorismo e il suo business inquietante e con l’inasprirsi di conflitti ideologici interni che sembravano sepolti nella storia. L’arrivo dei “negri” fa paura. Ed è inutile nascondersi dietro al politically correct: in molti chiamano così le migliaia di facce scure che sbarcano a Lampedusa e poi salgono verso nord riempiendo metropoli, città, paesi. Tanti di questi nuovi arrivati delinquono, tantissimi si trovano ad accettare lavori che i “bianchi” non vogliono più fare. In ogni caso sono qui, e continuano ad arrivare. Flussi costanti scanditi da tragedie che macchiano di sangue le acque del Mediterraneo e aprono qualche piccolo squarcio (troppo piccolo) sul peggior traffico di esseri umani che la storia abbia mai registrato dai tempi dello schiavismo. Un traffico di esseri umani che inizia in Africa, inizia appena fuori (quando non già all’interno) dei tanti campi profughi sparsi in terre lontane, problematiche, povere. E sconosciute. Parte da lì il viaggio della speranza di migliaia di uomini. E quando un uomo decide di mettere a repentaglio la sua vita e quella della sua famiglia per affrontare un’odissea il cui esito spesso è la morte, vale la pena capire perché lo fa. E capire significa vedere.

Andrea Pasquali