In relazione al caso di morte fetale endouterina accertato nei giorni scorsi presso il reparto di Ostetricia di Piacenza, la Direzione Aziendale esprime la propria partecipazione al dolore dei genitori.
La Signora è stata seguita dal consultorio ginecologico all’interno del percorso nascita attivo in azienda. Come previsto dal percorso, nel corso della gravidanza la signora è stata vistata 7 volte e sottoposta a tre ecografie. La gravidanza si è svolta senza evidenziare particolari fattori di rischio.
Il 31 dicembre, durante la vista di presa in carico al centro nascita di Piacenza sono stati eseguiti gli esami previsti, compresa la rilevazione del battito fetale e dei movimenti del feto, esami che si presentavano nella norma. Poiché il feto si presentava in posizione podalica, è stato fissato il giorno per il parto cesareo.
Nella notte del 3 gennaio dopo che la madre si è presentata al reparto comunicando che da alcuni giorni non avvertiva più i movimenti del feto, gli accertamenti diagnostici hanno permessi di porre diagnosi di morte fetale.
La Direzione conferma di essere in attesa degli esiti degli accertamenti diagnostici effettuati su madre e feto, così come prevede la procedura in vigore nella regione Emilia Romagna, volta a comprendere le cause dell’evento.
"La morte fetale endouterina, ossia la morte del feto dopo la ventiduesima settimana – ricorda Giacomo Biasucci, Direttore del Dipartimento Materno Infantile – ha un incidenza in Italia di 3,5 ogni mille gravidanze, e può dipendere da diversi fattori. Le cause più frequenti sono il distacco intempestivo di placenta e tutte quelle situazioni in cui viene a mancare l'apporto di ossigeno al feto".