Una frase che rimbomba nel cuore dell'omelia: "L'Europa dovrebbe scusarsi per aver armato i carnefici di Parigi. Perchè non basta organizzare marce per la pace se si vuole rendere omaggio alle vittime. Ma bisogna dire la verità, cioè che la guerra esiste perché crea guadagno". Parola di Umberto Ferdenzi, il prete che durante l'omelia domenicale ha scioccato un po' tutti, scatenando una reazione a catena di commenti tra i fedeli che si è protratta per giorni.
Nell'economia dell'attenzione, si dirà, c'è sempre spazio per una guerra. E se si tratta di guerra al terrore, specie dopo l'attentato di Parigi, l'invasione del tema nel dibattito pubblico, dai luoghi istituzionali a quelli meno formali, è facilmente prevedibile. Meno prevedibile, almeno per chi ha assistito attonito alla scena, che lo stesso tema varcasse anche un luogo di culto, come la chiesa del Preziosissimo Sangue, dove Don Umberto ha fatto qualcosa di totalmente imprevisto, lasciando da parte la retorica del messaggio di pace, e citando autorevoli articoli d'inchiesta che chiamavano direttamente in causa la responsabilità dei paesi occidentali per la strage di Parigi. Italia compresa.
“Sapevo che avrei creato uno shock – racconta il parroco – e mi ero accorto di un certo brusio già durante l'omelia, ma lo reputo uno shock buono, confermato anche dalle tante manifestazioni di gratitudine che ho ricevuto in seguito, anche se ovviamente immagino che si siano alzate anche voci di dissenso”.
Il parroco, che è anche insegnante di religione alla scuola media Italo Calvino, ha voluto infatti condividere con i fedeli una riflessione già portata avanti con i propri studenti sulle origini del fondamentalismo islamico, all'interno di un più ampio progetto sulle migrazioni, ottenendo il medesimo stupore.
“Durante una lezione in classe successiva alla strage di Parigi – spiega – ho citato un articolo di Avvenire che spiegava come le armi a disposizione delle organizzazioni terroristiche in Siria e in Iraq provenissero indirettamente da alcuni paesi occidentali, come Francia, Germania e Italia. Ho notato uno shock impressionante da parte della classe, che si è bloccata, intuendo una verità ben diversa dal sentito dire riportato dalla vulgata mediatica e cioè che di fatto noi abbiamo armato coloro che ci hanno fatto del male. I ragazzi hanno quindi capito che il problema della guerra è che la guerra produce guadagno.
Nell'omelia ho riportato quanto accaduto perché mi sembrava giusto attualizzare un brano del Vangelo dai toni apocalittici, nella convinzione che sia necessario di fronte allo scenario in cui ci muoviamo confessare che per noi la guerra è innanzitutto guadagno, piuttosto che organizzare marce per la pace o quant'altro. Perché è su questo che abbiamo costruito il nostro impero”.
Un impero antico e consolidato che deve crollare affinché, usando le parole del parroco “sia possibile immaginare qualcosa di nuovo e diverso”. A partire da piccoli passi, concreti, da compiere subito e su cui Don Umberto mostra di avere le idee ben chiare, spingendosi a chiedere al presidente del Consiglio di farsi promotore di pubbliche scuse a nome dell'Europa per aver armato i carnefici delle stragi terroristiche". Un'ammissione di responsabilità a cui il parroco chiede di far seguire "una più complessiva politica di limitazione e tracciabilità del traffico di armi perchè se si vuole veramente rendere omaggio alle vittime dell'attentato di Parigi , non basta organizzare manifestazioni di solidarietà, ma andare alla radice del problema".
Perché, per usare le parole del poeta francese Paul Valery molto in voga in rete, in realtà "la guerra è un massacro tra persone che non si conoscono a vantaggio di persone che si conoscono ma non si massacrano”.