Il perito: “Daniela scivolata o spinta”. Duello in aula tra Rizzotto e l’amico

Daniela potrebbe essere salita su quella finestra. Ma poi cosa è successo? Potrebbe essere scivolata e caduta; oppure essere stata spinta nel vuoto. “Un atto dimostrativo finito male”. E’ questa, secondo il medico legale Antonio Osculati, l’ipotesi “più probabile” sulla tragica fine di Daniela Puddu, precipitata dalla finestra della sua abitazione di via Illica a Fiorenzuola la sera del 14 giugno. Il perito, che durante le indagini aveva raccolto dati e misure all’interno dell’abitazione, è stato ascoltato dalla corte presieduta da Italo Ghitti nel processo che vede come imputato l’ex compagno della vittima, Dario Rizzotto. Quest’ultimo è accusato di omicidio volontario anche se nel corso dell’udienza la procura ha fatto cadere l’aggravante dei futili motivi.

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Un processo che sta per volgere alle battute conclusive (il 30 novembre inizieranno le conclusioni delle parti) senza però che finora sia emersa una prova tangibile a inchiodare il 37enne siciliano. La stessa deposizione di Osculati non è stata in grado di stabilire con certezza come siano andate le cose quella sera. Così come aveva già fatto la collega Rosanna Pulerà nell’udienza precedente, egli ha parlato in termini puramente probabilistici ritenendo “tecnicamente possibili” tutti gli scenari finora considerati: omicidio, suicidio e morte accidentale. A suo avviso l’ipotesi meno probabile è quella del suicidio: “Nei suicidi, in base alla letteratura e ai casi osservati nella mia carriera sono rarissimi i casi di precipitazione di vertice (di testa, ndr), così come quelli di chi protende le braccia in avanti nel tentativo di proteggersi dall’impatto al suolo”. Possibile, ma a suo dire improbabile, data l’altezza della finestra da terra (un metro e 5 centimetri) che qualcuno sia riuscito a scaraventare Daniela giù dalla finestra. Questo in considerazione dell’altezza della vittima e della collocazione della finestra da terra (1,05 metri). E così in uno scenario comunque complesso e altamente incerto, ecco affiorare quella che secondo Osculati sarebbe l’ipotesi più probabile: un’azione dimostrativa finita male, “anche se non posso stabilire se Daniela sia scivolata o se sia stata spinta”. Dubbi e interrogativi che quasi certamente albergheranno anche nella mente dei giudici togati e popolari.

 

Altro interrogativo che non ha ancora una risposta certa è quello se Daniela facesse uso di eroina. Osculati ha specificato che nell’organismo della donna di origini sarde non sono state trovate tracce di eroina (metaboliti) mentre Rizzotto aveva detto che la sua ex fidanzata il giorno stesso della morte l’aveva consumata per due volte in via endovenosa. “Nel sangue c’erano alcol e i metaboliti della cannabis, nelle urine c’erano tracce di cocaina” ha detto. Per provare a far luce su questo elemento la Corte ha disposto un nuovo accesso nell’abitazione di via Illica. I carabinieri avranno il compito di recuperare nel bagno lo spruzzino dove, secondo Rizzotto, Daniela nascondeva le siringhe.

 

Si è invece concluso con reciproche accuse di dire il falso il confronto, rivelatosi piuttosto teso, che la Corte aveva disposto tra Rizzotto e l’amico sardo (Pasquale Cossu) che aveva trascorso quel 14 giugno con lui e Daniela. Quest’ultimo ha ribadito che quel pomeriggio erano andati insieme a Milano ma di non averli accompagnati dallo spacciatore né tantomeno di aver mai consumato stupefacente con l’imputato (“siamo compagni di bevute, non di droga”). Ha inoltre ribadito di essersene andato dalla casa durante il litigio tra i due conviventi e prima che Daniela cadesse dalla finestra. Dal canto suo, invece, Rizzotto ha confermato la sua ricostruzione: quel giorno l’amico con lui e Daniela mentre acquistavano droga e insieme avrebbero consumato cocaina. “Quando Daniela è caduta dalla finestra lui si trovava ancora in casa”.