“Entro il 29 febbraio preparatevi al trasferimento”. E’ questa l’ennesima tappa dello smantellamento, se non addirittura della chiusura, dello stabilimento Saipem di Cortemaggiore. A confermarlo, sono stati alcuni dei pochi lavoratori che ancora sono impiegati nel Comune magiostrino, che ieri hanno avuto la comunicazione direttamente dal responsabile del sito: “Ci hanno fatto i nominativi di chi, entro il 29 febbraio, dovrà prepararsi a essere trasferito (se a tempo indeterminato) o a non vedersi rinnovato il contratto”. E dei 7 lavoratori fissi, praticamente nessuno sembra essere scampato alla nuova disposizione: dal capo officina al radiologo (che sarebbero richiamati nella sede centrale di Milano), passando per altri che potrebbero scegliere di andare in pensione prima del tempo (magari con una buonuscita) o essere trasferiti altrove, fino alla segretaria alla quale scade il contratto entro dicembre, così come gli interinali. I trasfertisti, invece, per la maggior parte romeni e croati, farebbero semplicemente ritorno nel loro paesi in altri siti della controllata dell’Eni.
E’ un quadro desolante, se confermato, per l'impianto che dagli anni '50 risiede a Cortemaggiore, sede storica dell'Agip, grazie all'intuizione di Enrico Mattei. “Stiamo arrivando al punto che non si può più lavorare – ha spiegato un altro dipendente – perché ormai non abbiamo più i mezzi per farlo. Il trapano a colonna sta per essere spedito in un altro sito, così come la sega circolare è già imballata. A questi si aggiungono il muletto più grande e la gru, che sembra possano partire a breve”. Un lento spegnimento, a quanto pare, che era già stato denunciato più volte dai lavoratori ma che aveva sempre trovato, in particolare nella politica, molte rassicurazioni.
“Nessuna chiusura in vista per la Saipem di Cortemaggiore, basta con allarmi infondati”, aveva detto il sottosegretario all’Economia Paola De Micheli sul paventato trasferimento in Romania dello stabilimento magiostrino. Secondo De Micheli erano gli stessi nuovi vertici dell’azienda a gettare acqua sul fuoco.
Ma già allora, agli inizi di luglio, era stato lo stesso sindaco Gabriele Girometta a non sembrare più così sicuro di quanto gli veniva promesso dal nuovo amministratore delegato dell’azienda Stefano Cao. “Non mi ha fornito numeri o stime precise però io andrei molto cauto con l’ottimismo. Per ora la mia unica speranza è che i sindacati dimostrino con i lavoratori la stessa trasparenza mostrata nei miei confronti dall’amministratore delegato Cao, perché i dipendenti mi hanno detto di aver avuto finora un rapporto con le sigle sindacali tutt’altro che positivo in termini di chiarezza”.
SAIPEM, RANCAN (LN): «LA CHIUSURA DEFINITIVA È IL RISULTATO DELLE POLITICHE DEL GOVERNO»
“Chiusura definitiva della Saipem di Cortemaggiore: ecco uno degli strabilianti risultati ottenuti dal governo Renzi grazie alle sue politiche per l’occupazione”. Lo afferma il consigliere regionale Matteo Rancan della Lega Nord in seguito alla notizia della cessazione totale dell’attività negli stabilimenti dell’azienda del settore petrolifero, che nel centro della Bassa aveva ancora attivo il proprio centro di prova ed analisi tecnica di saldatura.
“Nonostante i proclami del Partito Democratico sulla ripresa economica – osserva Rancan -, le aziende continuano a chiudere e a lasciare a casa i dipendenti piacentini. La responsabilità deve essere attribuita interamente al governo di centrosinistra, che non ha attuato alcuna misura efficace a sostegno delle imprese e dei lavoratori. L’unica voce della maggioranza di governo che si è pronunciata sulla vicenda è stata quella del sottosegretario all’Economia, Paola De Micheli, che fino a qualche mese fa negava con forza la paventata chiusura dello stabilimento con trasferimento in Romania. Fino a luglio l’esponente del PD parlava infatti di falsi allarmi e voci infondate, che ora trovano una triste attendibilità nei fatti in corso in questi momenti. E per quanto riguarda la regione, l’assessore alle Attività produttive, Palma Costi, in risposta ad un’interrogazione della Lega, aveva assicurato il proprio impegno per evitare la chiusura dell’azienda. Ora però – aggiunge il consigliere – le falsità e le conseguenze delle misure adottate da uno stato nemico dei produttori, abile solo a prelevare risorse tramite le imposte, e di un’amministrazione regionale altrettanto fallimentare sul piano economico ,sono sotto agli occhi di tutti. Nel Piacentino aspettiamo presto una nuova passerella della De Micheli, sicuri del fatto che nessuno presterà più ascolto ai suoi vaniloqui”.