Truffa telefonica del “finto incidente”, è allarme. Cos’è e come non cascarci

“Pronto? Sono un carabiniere e qui con me è presente un avvocato. Suo nipote ha causato un incidente e avrebbe bisogno di un pagamento immediato per le pratiche assicurative”. A grandi linee è questa l’ultima novità in fatto di truffe agli anziani, un modus operandi che sta preoccupando ogni giorno di più le forze dell’ordine, turbate dall’escalation di episodi di questo tipo. Sono almeno quattro le truffe di questo tipo andate a segno nelle ultime settimane e non si parla di bottini da sottovalutare: alcune persone sono arrivate a pagare 1000, 1500, 2000 euro.​

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Andiamo con ordine. I malviventi si informano sulle abitudini, sulle situazioni familiari e sulle generalità (nome, cognome, indirizzo ecc.) delle vittime designate. Una volta scelto l’obiettivo agiscono. All’anziano di turno arriva una telefonata da parte di un presunto carabiniere o di un avvocato che dice: “Suo nipote (o suo figlio a seconda dei casi) ha causato un sinistro stradale e ora è qui con noi. Avrebbe bisogno subito di soldi per poter sbrigare le prime pratiche” il tutto minacciando denunce, querele e guai di vario tipo per il familiare. La vittima del raggiro molto spesso si fa prendere dal panico e decide subito di “collaborare” accettando di incontrare i falsi avvocati o falsi carabinieri a un orario e in un luogo stabilito. A volte sono gli stessi truffatori a recarsi a casa dell’anziano, fatto sta che alla fine il malcapitato arriva a cedere ai truffatori le somme richieste, spesso si tratta di cifre ingenti.

Può capitare che però la vittima designata raggiunta al telefono non si fidi e voglia approfondire la questione prima di cedere i soldi. Attenzione perché a quel punto i malintenzionati hanno già pronto il piano B. Prima però è doverosa una premessa: durante una qualsiasi telefonata tra apparecchi fissi si innesta un normale meccanismo che però non tutti conoscono. Se una delle due persone che stanno parlando al telefono riattacca ma l’altra persona non lo fa, la linea non si interrompe e resta per così dire “viva”, ovvero le due persone restano in contatto: in questo modo se la persona che ha riattaccato la cornetta riporta all’orecchio il telefono troverà di nuovo la persona con cui stava chiacchierando poco prima e che a differenza sua non ha riagganciato. Ebbene, i malviventi sfruttano proprio questo fenomeno poco conosciuto. Se la vittima del raggiro non si fida e vuole accertarsi di quanto raccontato dai truffatori, questi ultimi la invitano cordialmente a chiamare i carabinieri: “Fa bene a non fidarsi, di questi tempi la prudenza non è mai troppa. Chiami direttamente in caserma che le spiegano tutto”. A quel punto la vittima “mette giù” mentre il truffatore non riattacca e resta al telefono. A questo punto, considerato anche il tenore della notizia appena comunicata, è facile che l’anziano di turno riprenda in mano il telefono e chiami nel giro di pochi secondi il 112. I malviventi, che ricordiamo stanno tenendo occupata la linea, sentono il rumore dei tasti digitati dalla persona e quando la vittima digita il terzo tasto (ovvero il 2 di 112) rispondono: “Carabinieri buongiorno!”. A quel punto il gioco è fatto: la persona chiede conferma di quanto raccontato dai truffatori poco prima e gli stessi truffatori (magari un complice giusto per cambiare voce) confermano il tutto convincendo il malcapitato a pagare la famosa e ingente somma.