“Le istituzioni mi hanno abbandonato”. Non solo uno sfogo, ma un vero e proprio grido di dolore, quello di Ornella Degradi, la donna che ha perso nell’alluvione nel Piacentino, sia il marito Filippo, 70 anni, che il figlio Luigi Agnelli, 42 anni.
Non bastava l’aver dovuto sopportare la loro scomparsa, in quella maledetta notte del 14 settembre scorso, quando vennero inghiottiti dal torrente dopo il crollo della strada provinciale di Valnure, all’altezza di Recesio tra Bettola e Pontedellolio. Perché la signora Ornella, che abbiamo contattato telefonicamente, ha detto di essere stata inghiottita lei stessa nel gorgo del cinismo delle leggi, per le quali il marito e il figlio sono morti quando è ora di vedersi riconosciuti dei diritti, mentre vengono considerati ancora vivi quando è il momento di riscuotere.
E così, oltre ad aver premesso che “nessuno mi ha dato un euro per i funerali, così come nessuna istituzione ha mandato un fiore”, la vedova Agnelli ha lamentato di non poter chiedere la reversibilità per la pensione del marito, perché ancora disperso, che l’assicurazione dell’auto, sulla quale viaggiavano e andata distrutta, le ha già detto che non pagherà i danni, visto che è stato “causato da forza maggiore” e che ora è costretta persino a pagare il mutuo e le tasse sul negozio che il figlio gestiva a Piacenza, nonostante sia chiuso da più di un mese.
“Per qualche ente sono morti, per esempio la previdenza Inps ma per il meccanismo che presiede l’eredità no”, ha spiegato, aggiungendo che “e’ inutile che continuino a dire che ho vicino le istituzioni, perché sono completamente abbandonata. Neppure il prete e la chiesa ho avuto vicino. Senza contare lo Stato, che quando deve prendere è presente ma quando deve dare non esiste”.
Parole forti, di una persona che ha vissuto un dramma indescrivibile e che adesso, dopo un periodo di silenzio, ha deciso di prendere posizione: “Voglio seguire l’esempio di mio figlio Luigi, che odiava le ipocrisie. Non mi hanno dato un euro per il funerale e non hanno inviato neanche una corona di fiori. Né per i miei cari, né per Albertelli (la guardia giurata anch’essa scomparsa a causa dell’alluvione, ndr)”.
Ma la forza che questa donna ha deciso di tirare fuori non si ferma solo alle parole. Perché insieme alla sua famiglia, ha dato mandato a un legale per presentare un esposto in Procura, affinché venga fatta luce sulle responsabilità di chi, quella notte, non diede l’allarme o non si preoccupò di bloccare la viabilità. “Di nuovo spese che dovrò sostenere da sola, mentre vengono risarcite solo le persone che hanno subito danni materiali. Insomma, oltre al dolore anche la beffa”.
Altro motivo che l’ha spinta a parlare, come se non bastasse, è che da qualche tempo le ricerche del marito, ancora disperso, sono state interrotte: “Per questo ho taciuto. Speravo che almeno continuassero a cercarlo. Invece si impegnano solo i miei nipoti, con dei volontari. Visto che la Prefettura ci ascolta ma poi non ci da risposte, allora è il momento di impegnarsi affinché una sofferenza del genere non capiti più a nessun altro. E andrò avanti finché avrò forza”.